di Maurizio Martucci
Ipse dixit: “a Bergamo non abbiamo antenne 5G”. Parola di Giorgio Gori, giornalista, produttore televisivo, ma soprattutto Sindaco di Bergamo. A domanda risposta di Alessio Pascucci, Sindaco di Cerveteri (Roma), il 29 Aprile 2020 l’ex spin doctor di Matteo Renzi ha affermato l’assenza del 5G in città. E un video lo testimonia. “A Bergamo non abbiamo antenne 5G”. Ma invece, dalle carte dall’ufficio tecnico ora in nostro possesso, in tutta l’area del Comune di Bergamo risultano regolarmente autorizzate e già installate 12 antenne 5G, mentre altre 9 sono in fase di installazione o di rilascio autorizzazione da parte dell’amministrazione orobica. Come abbia fatto il sindaco Gori a dire che “a Bergamo non abbiamo antenne 5G”, è un mistero. Anche perché delle 21 pratiche scovate, solo 6 sono protocollate 2020, mentre tutte le altre (15) risalgono al 2019. Quindi, Gori non poteva non sapere.
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GORI: A BERGAMO NON ABBIAMO IL 5G
In esclusiva assoluta OASI SANA, ecco l’elenco delle 21 antenne 5G di Bergamo (tra parentesi quelle in fase di installazione o di rilascio autorizzazione, tutte le altre autorizzate e già installate)
- via Arnoldi Gianni
- via Azzano
- via Baioni Cristoforo, 5
- via Baioni Cristoforo, 53
- via Borgo Palazzo, 195
- via Correnti Cesare (sospesa)
- via Galimberti, 6 (in fase di rilascio)
- via Grumello, 57/B
- via Leopardi, 16
- via Martinella
- via Marzanica (sospesa)
- via Moroni Gianbattista, 327 (sospesa)
- via Paglia Giorgio e Guido, 2/E
- via Pascoli, 6 (sospesa)
- via Ponte Pietra, 2
- via San Bernardino, 100
- via Zanica, 58H (in fase di rilascio)
- Autostrada A4
- via Martin Luther King, SNC (sospesa)
- via Pacinotti, 28 (sospesa)
- via Azzano (in istruttoria)
DOCUMENTO ESCLUSIVO
Ma al di là delle dichiarazioni del Sindaco, l’aspetto più inquietante della vicenda sta nell’ordine del giorno programmato da Palazzo Frizzoni: infatti l’8 Giugno 2020 il consiglio comunale della Città dei Mille voterà per abrogare il “Regolamento per la disciplina urbanistico/territoriale e la minimizzazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici nella localizzazione di infrastrutture e impianti radioelettrici, per la telefonia mobile e la radiodiffusione”. Cioè incassato il 3 Giugno il via libera della 2^ Commissione consiliare permanente, competente in materia di manutenzione e servizi tecnologici, da lunedì l’intera città, ma soprattutto gli oltre 100 mila bergamaschi, potrebbero ritrovarsi sprovvisti dell’unico strumento che, insieme alla Pianificazione urbanistica delle antenne (cd. Piano Antenne), l’ordinamento italiano riconosce ai comuni per individuare i luoghi dove posizionare le Stazioni Radio Base, tutelando dai picchi d’irradiazione elettromagnetica luoghi sensibili come scuole, ospedali o zone altamente residenziali, prevedendo magari aree free elettrosmog a tutela di anziani, bambini, donne incinte, malati cronici, cardiopatici o elettrosensibili.
Infatti l’unica disciplina organica in materia di tutela dall’esposizione ai campi elettromagnetici è la “Legge Quadro sull’Inquinamento Elettromagnetico” n. 36/2001: stabilisce che spetta ai Comuni svolgere le “funzioni di controllo e di vigilanza”, e che “i comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”. Si tratta di una prescrizione ampiamente consolidata dall’orientamento giurisprudenziale e sancisce la piena legittimità di regolamenti e piani di localizzazione, nonostante la stessa legge risulti comunque obsoleta, superata dal vertiginoso susseguirsi di nuovi standard tecnologici, vecchia di quasi un ventennio, ignorati i risultati dell’effetto biologico e del possibile danno alla salute umana derivabile dall’inquinamento elettromagnetico attestati dalle più recenti evidenze della ricerca scientifica anche per esposizioni prolungate a bassi valori di campo elettrico.
Infatti, se è assolutamente cosa buona e giusta aggiornare Piani Antenne e Regolamenti comunali (quello di Bergamo è del 2006, modificato nel 2014) seguendo metodiche innovative in grado di trasformarli da meri dispositivi passivi di localizzazione antenne a moderni strumenti attivi capaci di garantire all’amministrazione e alla popolazione un adeguato livello di tutela dalle sempre più pervadenti e ubiquitarie minacce elettromagnetiche, abrogarlo ora in piena corsa al 5G senza prevederne uno nuovo di zecca, più che inopportuno è colpevolmente delittuoso. Un vero e proprio schiaffo in faccia alla ragionevolezza e alla sempre più crescente richiesta di tutela sanitaria che trova negli otre 500 Comuni d’Italia Stop 5G la cartina di torna sole per una nuova stagione politica precauzionale ancora tutta da scrivere.
Perché l’applicazione del principio di precauzione nella tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente deve sempre essere considerato come un principio primario e prevalente su tutti gli altri. Anche e soprattutto nella valutazione delle istanze di autorizzazione all’installazione di nuove antenne o modifica di quelli già esistenti. Anche nei confronti del parere tecnico dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA). Altrimenti, fare come si sta facendo a Bergamo, significa svendere l’intero territorio a particolari interessi privati, divergenti da quelli pubblici.
Con gli art. 31 e 42 della Costituzione della Repubblica italiana, valga quanto nel Codice delle telecomunicazioni elettroniche (D. Lgs 1° agosto 2003 n. 259): “L’installazione di infrastrutture per impianti radioelettrici e la modifica delle caratteristiche di emissione di questi ultimi e, in specie, l’installazione di torri, di tralicci, di impianti radio-trasmittenti, di ripetitori di servizi di comunicazione elettronica, di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche mobili GSM/UMTS, per reti di diffusione, distribuzione e contribuzione dedicate alla televisione digitale terrestre, per reti a radiofrequenza dedicate alle emergenze sanitarie ed alla protezione civile, nonché per reti radio a larga banda punto-multipunto nelle bande di frequenza all’uopo assegnate, viene autorizzata dagli Enti locali, previo accertamento, da parte dell’Organismo competente ad effettuare i controlli, di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, della compatibilità del progetto con i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità, stabiliti uniformemente a livello nazionale in relazione al disposto della citata legge 22 febbraio 2001, n. 36, e relativi provvedimenti di attuazione”. Ma almeno questo, Giorgio Gori e la sua giunta ….. lo sanno? Dall’opposizione, la Lega promette battaglia.
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