LE PROVE – 25.000 portatori di pace-maker possono fermare antenne e 5G: ecco dove, come e perché – ESCLUSIVA ASSOLUTA OASI SANA

di Maurizio Martucci

Considerato che una donna “segnalava che l’antenna potrebbe interferire con lo stato di salute della stessa, portatrice di valvola aortica con impianto meccanico e che, quindi, non può esser esposta a onde e campi elettromagnetici“ (…) “bisogna acquisire idonea documentazione tecnica […] eseguire i necessari accertamenti tecnici che escludano qualunque tipo di interferenza fra l’impianto radio base e l’impianto meccanico sostitutivo della valvola aortica“. La posizione innovativa assunta nella recente ordinanza emanata dal Sindaco di Villa San Giovanni (Reggio Calabria) a tutela di una concittadina cardiopatica minacciata dall’installazione dell’ennesima antenna di telefonia mobile, ha rotto la diga mostrando un’inquietante scenario di alta pericolosità che già l’ex Ministro della Salute aveva adombrato, timorosa degli effetti del 5G (quantomeno) sui portatori di apparecchi elettromedicali sottocutanei. Ma ora, scovate le prove e precedente calabrese alla mano, più che prioritaria la questione diventa emergenziale: gli impiantati, cioè i cardiopatici portatori di pace-maker, sono seriamente in pericolo per overdose da elettrosmog!

Il pace-maker è un dispositivo elettronico che viene impiantato nel corpo per normalizzare un ritmo cardiaco alterato da particolari malattie. Il Registro Italiano Pacemaker e Defibrillatori (aggiornato al 2015) redatto dall’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione quantifica in circa 25.000 gli italiani che vivono con un pace-maker attaccato al cuore, raccolti i dati in 218 centri su 24.285 impiantati (19.194 primi impianti e 5091 sostituzioni). Il problema è che il pace-maker può entrare in conflitto con le radiofrequenze emesse da stazioni radio base del 5G, causando effetti indesiderati sulla funzionalità cardiaca. Infatti, secondo i Quaderni di cultura normativa dal titolo “effetti delle interferenze elettromagnetiche sulle apparecchiature elettromedicali, aspetti normativi e tecnologici, effetti delle interferenze elettromagnetiche”, redatti nell’ambito di Cultura normativa 2010, progetto della Camera di Commercio e della CNA di Padova, lo standard ANSI/AAMI PC69 “stabilisce i criteri di immunità elettromagnetica per pacemaker e ICD (Implantable Cardioverter Defibrillator) nel range di frequenze compreso tra i 450MHze i 3 GHz”, ovvero quest’ultima seconda delle tre bande vendute nel 2018 dal Governo italiano nell’asta pubblica per le nuove radiofrequenze del 5G (700 Mhz, 3,7 Ghz e poi le microonde millimetriche a 27,5 Ghz).

In particolare, la norma prescrive le prove di compatibilità elettromagnetica che devono essere effettuate alle diverse frequenze comprese nel range precedentemente indicato: “Il primo requisito riguarda le correnti indotte dai campi elettromagnetici – si afferma – che non devono causare pericolosi aumenti di densità di corrente nel paziente. Vengono a proposito introdotti dei limiti entro i quali le correnti e le tensioni indotte devono rientrare per garantire la sicurezza dell’individuo. Tali limiti variano a seconda della frequenza dei campi elettromagnetici presenti nell’ambiente. (…) se le interferenze elettromagnetiche riuscissero a raggiungere i circuiti dedicati potrebbero modificare la tipologia di stimolazione del pacemaker”.

Non è tutto. Sempre in tema, nel 2016 il Portale Agenti Fisici pubblicò un intervento di Rosaria Falsaperla dell’INAIL – Settore Ricerca – Dipartimento Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed Ambientale – in cui si parlava di cittadini impiantati con intervento chirurgico di pace-maker, defibrillatori, impianti cocleari, stimolatori neurali (stimolatori spinali, stimolatori nervi periferici, stimolatori cerebrali), valutando gli impianti nella loro interazione coi campi elettromagnetici artificiali. Nell’intervento “La valutazione del rischio CEM per portatori di dispositivi medici impiantabili attivi”, Falsaperla chiarì come sul loro corretto utilizzo possono insorgere malfunzionamenti da interferenze elettromagnetiche per “inibizione o sincronizzazione con il segnale interferente (frequenze comprese tra circa 2 e 9 Hz), il pace-maker può confondere il segnale interferente con quello dell’attività cardiaca spontanea e stimolare sincronizzandosi con esso, o inibirsi; se l’interferenza si verifica in assenza di attività cardiaca del paziente, è la condizione che può comportare rischi sanitari più elevati”, precisando poi sulla commutazione a funzionamento asincrono da frequenze superiori a circa 9 Hz, che “si verifica quando i segnali rilevati sono a frequenza troppo elevata per essere generati da un’attività cardiaca naturale; il pace-maker interrompe la modalità di funzionamento ‘a domanda’ stimolando ad una frequenza prefissata”. Conclusione da brivido: col 5G a microonde millimetriche, 25.000 italiani portatori di pace-maker sono praticamente a rischio interferenza? Cioè è seriamente messa a rischio la loro vita?

Partendo da questi presupposti, ma in difesa dei malati di elettrosensibilità, in Australia sta riscuotendo successo l’azione intrapresa dall’avvocato Raymond Broomhall: certificati medici di ipersensibilità ai campi elettromagnetici alla mano, una dopo l’altra il legale della Tasmania sta smantellando le antenne 5G ispirandosi al principio di precauzione. Ovvero primo non nuocere, è questo l’appello rivolto alle amministrazioni australiane, come in Italia garanti della tutela sanitaria della popolazione civile: “Se il comune lo ignora o non agisce, potrebbe essere responsabile in tribunale in sede civile o penale. O entrambi”.

Proprio in capo ai Comuni, infatti, la Legge quadro del 2001 dispone la redazione e l’adozione di un RegolamentoPiano comunale per il corretto insediamento territoriale degli impianti radioelettrici e delle sorgenti di campo elettromagnetico (c.d. Piano Antenne), che alla luce delle criticità riscontrate per elettrosensiibili e cardiopatici, sulla scorta dell’innovativa posizione assunta dal Sindaco di Villa San Giovanni che ha bloccato l’installazione di una nuova antenna, si può ispirare ai risultati più recenti della ricerca scientifica e della giurisprudenza tecnica in ossequio al principio di precauzione, secondo metodiche innovative che non limitino più a rappresentare meri dispositivi passivi di localizzazione delle stazioni radio base, ma strumenti attivi in grado di garantire all’Amministrazione e alla popolazione un adeguato livello di tutela attraverso la valutazione effettiva dei livelli di esposizioni e degli impatti ambientali, prevedendo anche una mappatura delle zone in cui risiedono malati cronici, minacciati seriamente dallo tsunami del 5G. Insomma, in quelle zone, le antenne non ci devono stare!

Ecco perché i 25.000 portatori di pace-maker, con l’avallo dei sindaci dei comuni di residenza, possono fermare il 5G. Regione per regione, ecco dove risiedono (dato: 2015, Registro Italiano Pacemaker e Defibrillatori – Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione)

Abruzzo 622

Calabria 183

Campania 554

Emilia Romagna 1.156

Friuli-Venezia Giulia 1.233

Lazio 1.100

Liguria 499

Lombardia 3.347

Marche 166

Molise 145

Piemonte 2.290

Puglia 1.865

Sardegna 671

Sicilia 550

Toscana 1.738

Trentino-Alto Adige 355

Umbria 418

Valle d’Aosta 116

Veneto 2.179

RIPRODUZIONE CONSENTITA, CITANDO AUTORE E FONTE

5 commenti

  1. Salve mi chiamo Francesco abito a Trabia un paese a 25 km da Palermo circa tre settimane fa hanno iniziato dei lavori in un terreno privato di fronte la mia abitazione, unitamente ad altri residenti del mio quartiere abbiamo appurato che vogliono installare una stazione radio Vodafone con il 5G, stiamo raccogliendo delle firme e nel frattempo abbiamo anche presentato un esposto in procura,l’abitazione più vicina al sito dista 20 metri è all’interno vi abita un portatore di pacemaker un’altro cardiopatico ed una donna in gravidanza chiedo il vostro aiuto per indirizzarmi a come agire al fine di evitare l’installazione di questa mostruosità vi ringrazio anticipatamente

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