Parlamento europeo, svolta sul 5G: “serve la moratoria!” Ricercatori, politici e scienziati isolano l’ICNIRP negazionista – VIDEO

di Maurizio Martucci

Su tutti, i due più importanti dati politici emersi oggi dal Panel per il futuro della scienza e della tecnologia (STOA), organizzato dal Parlamento europeo sui pericoli socio-sanitari e ambientali dell’Internet delle cose:

1) La sempre più crescente consapevolezza dei rischi maturata dai cittadini italiani e del resto d’Europa nell’opposizione al 5G è ufficialmente entrata nell’agenda dei lavori parlamentari delle Commissioni UE di Bruxelles, a cui comunque spetta la decisione finale. E questa è una notizia.

2) Le certezze limitate ai soli effetti termici costruite dal 1992 sull’intoccabilità e, soprattutto, sull’affidabilità indiscussa della Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP) – tanto cara al nostro Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità da sbandierarle nell’ultimo Rapporto ISTISAN 19/11 – stanno rovinosamente crollando insieme all’impalcatura negazionista teorizzata da quanti s’ostinano a negare l’evidenza dei danni da elettrosmog. E questa è un’altra notizia, anzi è una grande notizia. Premesse dovute, passiamo alla cronaca.

In anteprima assoluta, prima ancora che lo ufficializzasse Bruxelles, lo avevamo anticipato ad Aprile prioprio qui su OASI SANA, ed oggi è successo. E’ durato due ore l’incontro on-line dal titolo “salute e impatti ambientali del 5G” promosso dallo STOA, l’Unità di previsione scientifica del Parlamento europeo, organo ufficiale composto da membri parlamentari attraverso il quale si definiscono – a livello comunitario – le valutazioni su scienza e nuove tecnologie per identificare strategie a lungo termine utili alle commissioni dell’UE nel loro ruolo decisionale. Ai relatori, è stato chiesto di rispondere a tre principali domande:

1. La valutazione del rischio della Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP) del 2020 sugli effetti sulla salute e sull’ambiente dei campi elettromagnetici è sufficientemente solida e affidabile per la definizione delle politiche di protezione?

2. I limiti di esposizione raccomandati dall’ICNIRP per i campi elettromagnetici, che si basano principalmente sugli effetti di riscaldamento dei tessuti a breve termine, sono sufficientemente protettivi per evitare danni da esposizioni di livello inferiore ea lungo termine che sono inferiori ai limiti ICNIRP?

3. Esiste una ricerca indipendente sufficiente sugli effetti sulla salute e sull’ambiente del 5G, che aiuterebbe a rassicurare il pubblico e contribuire a ridurre al minimo le responsabilità future?

Rispondnedo per ben tre volte NO, tra gli europarlamentari hanno presieduto l’incontro la francese Michéle Rivasi (Francia,Europe Écologie) del gruppo internazionale Greens/EfA (suo il dossier di denuncia sui clamorosi conflitti d’interessi dietro la tesi della presunta non nocività del wireless) e il bulgaro Ivo Hristov (Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici, Partito Socialista Bulgaro), membro della commissione per l’industria, ricerca ed energia. Osservato speciale del workshop è stato Rodney Croft, laureato in filosofia, docente australiano di psicologia e neo-presidente della controversa e discussa Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP), isolata nella posizione negazionista dagli affondi dai ricercatori e scienziati che hanno contestato la teoria del surriscaldamento acuto e degli effetti termici su cui si basa la presunta non nocività di wireless e 5G.

Per Arno Thielens del Ghent University – imec, Ghent (Belgio), l’ICNIRP produce infatti una documentazione parziale e non complessiva della letteratura biomedica disponibile, assente anche la parte sull’impatto nell’ecosistema (flora, fauna), mentre per il francese Gerard Ledoigt della Clermont Université, Clermont-Ferrand, le radiofrequenze onde non ionizzanti rappresentano “una tossicità e ICNIRP non è adeguata alla studio, serve una moratoria sul 5G per uno studio indipendente che chiarisca gli affetti“. Secondo Elisabeth Cardis dello spagnolo Global Radiation Programme al Barcellona Institute for Global Health, siamo infatti “a corto di ricerca sui protocolli di misurazione, sull’esposizione, nonché esperienze in vivo e in vitro per valutare l’impatto della rete 5G sulla salute ′′, mentre la scienziata Fiorella Belpoggi ha riassunto la sua (nota) posizione nei risultati della ricerca condotta in Italia dall’Istituto Ramazzini.

Bruxelles, una speranza dall’Europarlamento: “Moratoria europea per fermare il 5G” – FOTO e VIDEO

Moderato da David Gee dell‘Institute of Environment, Health, and Societies, Brunel University di Londra, il Panel dello STOA è stato concluso dall’appello degli europarlamentari a non restare a guardare, a non sottoporre tutti gli europei ad una sperimentazione senza precedenti nella storia dell’umanità svilendoli nella condizione di vere e proprie cavie: “La mia richiesta sostenuta da diversi mesi di una moratoria sul 5G – sui social ha commentato la battagliera Michele Rivasisembra necessaria per darci il tempo di produrre gli studi richiesti. Specialmente su piante, micro organismi e stress genetico. Continuare lo schieramento del 5G, verso e contro tutto, è ancora una volta mettere la popolazione europea in una condizione di fungere da cavia ed esporre i più sensibili a un rischio globale, massiccio, inaccettabile“. Non c’è dubbio, un passo in avanti è stato compiuto, nell’interesse di tutti, rispetto all’ultima volta che al Parlamento europeo ci si era limitati a sollevare il problema: in quel primo workshop sui pericoli del 5G, lo scorso anno ero presente insieme a Martin Pall, Marc Arazi, Piernciola Pedicini, Klaus Buchner e Michele Rivasi. Insomma, la partita è tutta aperta (e il risultato finale, ancora da scrivere).

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