Coronavirus e 5G: c’è correlazione? LO STUDIO, IL VIDEO

Un dato è certo, anzi due: il Nuovo Coronavirus (ceppo mai identificato prima nell’uomo) parte della Cina centrale e precisamente dalla città di Wuhan. E fin qui ci siamo. Così come è certo che proprio nel capoluogo della provincia di Hubei, nelle settimane precedenti l’epidemia che terrorizza l’Italia e il resto del mondo, è stato avviato il 5G attraverso l’installazione di 30.000 nuove antenne wireless di quinta generazione (3.000 nuove Stazioni Radio Base e ben 27.000 nuove mini-antenne a microonde millimetriche), cioé la più massiccia concentrazione al mondo pensata per pontificare nel futuro digitale e nell’Intelligenza Artificiale i VII Giochi Mondiali Militari tenuti proprio a Wuhan nell’Ottobre 2019. E anche fin qui, ci siamo.

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Ora il Prof. Ing. Giancarlo Spadanuda, ingegnere elettronico specialista in Campi Elettro Magnetici e consulente tecnico d’ufficio della magistratura in più distretti giudiziari (in questi mesi impegnato nella rivendicazione del principio di precauzione tra gli attivisti Stop 5G di Catanzaro) ci scrive sollevando un quesito tutta’altro che peregrino e dietrologico, almeno nel dubbio: può esistere una correlazione tra il 5G il Coronavirus? E si si, quale?

Rifacendosi ad uno studio del noto scienziato Olle Johansson (lo scorso anno intervenuto a Roma nel convegno per la moratoria organizzato nella Camera dei Deputati dall’Alleanza Italiana Stop 5G), secondo Spadanuda la domanda è quanto meno legittimo porsela. In attesa di risposte, questa la sua versione (il VIDEO 5G-CORONAVIRUS invece si riferisce all’inchiesta a cura di Greg Reese uscita a fine Gennaio 2020 su Infowars, sito americano di controinformazione da 10 milioni di visitatori al mese, bandito per le posizioni scomode dai più utilizzati social media)

M.M.

“Chiariamo subito che il 4G e il 5G sono sistemi di trasmissione di invisibili radiazioni elettromagnetiche per video, voce e dati: la loro zona di propagazione viene detta Campo Elettromagnetico (CEM). Il 5G ha una caratteristica fisica (onde millimetriche) che lo distingue dagli altri metodi di trasmissione: ha bisogno di molti piccoli “passi” per poter avanzare nello spazio, ma è pur sempre una radiazione elettromagnetica. Pertanto gli studi sanitari e biologici che si stanno facendo in tutto il mondo sugli effetti negativi sulla salute VALGONO
ESATTAMENTE sia per il 4G che per il 5G
, è pretestuoso ed in malafede (ignoranza
crassa della materia scientifica?) dire: dobbiamo ancora studiare gli effetti del 5G quando
migliaia di studi hanno già studiato il 4G!

Notizie di stampa ora riferiscono che nella città cinese di WUHAN (da dove ha origine la propagazione del virus) sono state installate per la sperimentazione 30.000 (trentamila) antenne 5G ,è la più alta concentrazione al mondo. Le antenne sperimentali sono state installate in quasi tutti i luoghi pubblici: stazioni, strade, aeroporti, porti, giardini, e parchi, persino nei due nuovi ospedali realizzati a tempo di record: 10 giorni per ricoverarvi gli ammalati di virus e/o presunti tali: Volcan Mountain Hospital e Thunder Mountain Hospital.
Per i cinesi c’è una vera e propria mania nell’installare ovunque il 5G: per loro è una
questione di primato mondiale:ci stanno riuscendo ma, a che prezzo?

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Il Prof .Olle Johansson (è il massimo esperto planetario di CEM con all’attivo centinaia di
studi scientifici sull’argomento
) è intervenuto da Stoccolma– via skype-recentemente alla
conferenza da me tenuta a Catanzaro sul 5G. Il suo splendido lavoro realizzato insieme
allo scienziato USA Paul Doyon, si intitola:”I CEM POSSONO AGIRE ATTRAVERSO
L’INIBIZIONE DELLA CALCINEURINA PER SOPPRIMERE L’IMMUNITA’, AUMENTANDO
COSI’ IL RISCHIO DI INFEZIONE OPPORTUNISTICA. MECCANISMI D’AZIONE PLAUSIBILI” (Medical Hypotheses 2017;106;71-87) .
La calcineurina è una proteina che attiva le cellule del sistema immunitario. Concludendo: l’elevata concentrazione di antenne 5G sperimentali in Wuhan (ed in altre città cinesi) è correlata con la presenza del Coronavirus?

Prof. Ing. Giancarlo Spadanuda

ECCO L’ESTRATTO DELLO STUDIO JOHANSSON-DOYON PUBBLICATO NEL 2017

Mentre un buon numero di studi ha dimostrato che i moderni campi elettromagnetici ambientali creati dall’uomo possono avere sia effetti stimolatori che inibitori sulla funzione del sistema immunitario, i meccanismi precisi devono ancora essere completamente chiariti. Si ipotizza qui che, a seconda dei parametri, uno dei mezzi con cui l’esposizione a lungo termine del campo elettromagnetico abbia il potenziale per condurre alla fine all’immunosoppressione è attraverso l’inibizione a valle dell’enzima calcineurina – una fosfatasi proteica , che attiva le cellule T del sistema immunitario e può essere bloccato da agenti farmaceutici.

La calcineurina è il bersaglio di una classe di farmaci chiamati inibitori della calcineurina (ad es. Ciclosporina pimecrolimus e tacrolimus). Quando i destinatari del trapianto di organi assumono tali prodotti farmaceutici per prevenire o sopprimere il rigetto del trapianto di organi, uno dei principali effetti collaterali è l’immunosoppressione che porta ad un aumentato rischio di infezione opportunistica : p. Es., Fungina, virale (virus di Epstein-Barr, citomegalovirus), batterica atipica (Nocardia, Infezioni da listeria , micobatteri, micoplasma) e parassiti (ad es. Toxoplasmosi).

Frequenti rapporti aneddotici, nonché una serie di studi scientifici, hanno dimostrato che le esposizioni al campo elettromagnetico possono effettivamente produrre lo stesso effetto: un sistema immunitario indebolito che porta ad un aumento delle stesse o opportune infezioni opportunistiche: cioè fungine, virali, batteriche atipiche e infezioni parassitarie .

Inoltre, numerosi studi di ricerca hanno dimostrato che i campi elettromagnetici artificiali hanno il potenziale per aprire canali di calcio dipendenti dalla tensione , che a loro volta possono produrre un aumento patologico del calcio intracellulare , portando a valle alla produzione patologica di una serie di specie reattive dell’ossigeno . Infine, ci sono una serie di studi di ricerca che dimostrano l’inibizione della calcineurina da parte di una produzione patologica di specie reattive dell’ossigeno.

Pertanto, si ipotizza qui che le esposizioni ai campi elettromagnetici abbiano il potenziale di inibire la risposta del sistema immunitario mediante un eventuale aumento patologico nell’afflusso di calcio nel citoplasma della cellula, che induce una produzione patologica di specie reattive dell’ossigeno, che in il turno può avere un effetto inibitorio sulla calcineurina. L’inibizione della calcineurina porta all’immunosoppressione, che a sua volta porta a un sistema immunitario indebolito e ad un aumento dell’infezione opportunistica.

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