Stop 5G Calabria scrive al Comune di Catanzaro: ignoranza giuridica e scientifica!

Anche a Catanzaro è scoppiato il caso 5G. Dopo l’annuncio dell’aggiudicazione del Comune del finanziamento del Ministero dello Sviluppo Economico per fare della città calabrese una Smart City, s’è costituito il comitato Stop 5G Catanzaro e Maria Enrica Costabile (referente per la Calabria dell’Alleanza Italiana Stop 5G) scrive al capo di gabinetto del Sindaco e al dirigente comunale con la consulenza degli avvocati Luigi Angeletti e Stefano Bertone, intervenuti a Cosenza il 28 Ottobre 2019 nel convegno organizzato nel palazzo della Provincia.

FINANZIAMENTO 5G / ALCUNE PRECISAZIONI DA PARTE DEL CAPO DI GABINETTO VIAPIANA E DEL DIRIGENTE DE MARCO

In merito alle polemiche scaturite dopo il successo del Comune al Bando del Mise per la sperimentazione della tecnologia 5G, che ha consentito a Catanzaro di ricevere un finanziamento di 500mila euro, il Capo di gabinetto, Antonio Viapiana, e il dirigente alla Programmazione, Antonio De Marco, hanno voluto precisare alcuni aspetti.

I dati citati dai due dirigenti di Palazzo De Nobili sono riportati da Asstel, l’associazione della filiera delle telecomunicazioni di Confindustria, e prendono in considerazione diversi studi scientifici, fra cui quello del Politecnico di Milano.

“Importanti enti e centri di ricerca come l’Oms, la Iarc (International agency for research on cancer), lo Scenihr (Scientific committee on emerging and newly identified healt risks), lo Scheer (Scientific committee on health, environmental and emerging risks), la Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp), l’Istituto superiore di sanità e il Centro universitario di ricerca sulle interazioni fra campi elettromagnetici e biosistemi, hanno ritenuto in maniera concorde che non sussistano evidenti rischi per la salute umana con i limiti di emissioni raccomandati dalla stessa Icnirp e dall’Unione Europea all’esposizione ai campi elettromagnetici derivanti da alte frequenze”.

E’ falso che lo Scheer abbia affermato ciò.

E’ falso che la IARC abbia affermato ciò.

L’OMS non è un centro di ricerca.

Dello SCENIHR fanno parte così tanti scienziati con consulenze all’industria telefonica che il parere deve essere considerato di parte e non reso da un centro indipendente. Come affermato di recente dalla magistratura.

ICNIRP non è centro indipendente, ma una semplice associazione privata tedesca. Molti dei suoi membri sono legati da consulenze all’industria telefonica, e quindi il parere deve essere considerato di parte e meno attendibile, come affermato di recente dalla magistratura.

Infatti la Corte d’Appello di Torino, sent. 904/19 di cui i media hanno dato grande risalto in queste ore, ha appena dichiarato che è “evidente che l’indagine, e le conclusioni, di autori indipendenti diano maggiori garanzie di attendibilità rispetto a quelle commissionate, gestite o finanziate almeno in parte, da soggetti interessati all’esito degli studi”.

“In particolare – hanno sottolineato Viapiana e De Marco -, alla tecnologia 5G vengono applicate le stesse linee guida degli altri sistemi già in uso, vale a dire 2G, 3G, 4G, Wifi e Wifi Max, in base alle raccomandazioni prodotte nel 1998 dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp). Le raccomandazioni sono state costantemente aggiornate nel tempo e risultano, ancora adesso, adeguate alla tutela della salute. La Commissione è riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della Sanità ed è universalmente ritenuta attendibile e indipendente”.

Come detto, ICNIRP non può essere considerato indipendente. E’ falso che sia riconosciuto come tale. Anzi, ora abbiamo anche la conferma dalla magistratura: i consulenti della Corte d’Appello di Torino hanno dichiarato che concretizza situazione di conflitto di interesse il “caso in cui l’autore stesso sia membro dell’ICNIRP”.

Inoltre, 21 anni or sono ICNIRP ha fissato le “raccomandazioni” basandosi solo sull’effetto calore, non considerando che le radiofrequenze possano interagire negativamente con i tessuti anche senza determinare innalzamenti di temperatura. Gli studi sugli animali NTP e Ramazzini del 2018 provano l’insorgenza di patologie tumorali anche in queste ultime condizioni, smentendo anche tecnicamente gli assunti di ICNIRP.

Viapiana e De Marco hanno poi ribadito come “gli organismi internazionali e gli studi specifici si riferiscano agli effetti sulla salute umana delle emissioni elettromagnetiche del 5G in base ai limiti generali certificati da Icnirp, che sono decisamente più alti di quelli attualmente in vigore in Italia: il rapporto in Italia è di 50mila volte sotto la soglia di rischio. Vale la pena precisare che gli effetti per la salute umana dipendono dai livelli di emissione vincolati dalla legge: quelli del 5G non sono diversi ”.

L’unità di misura riportata non ha alcuna attinenza con la realtà.

Nessuno studio scientifico ancora stato svolto sugli effetti delle tecnologie 5G. Né in Italia né in altra parte del mondo. L’Italia ha attribuito le frequenze poco più di un anno fa senza alcuna previa verifica della salubrità eventuale impatto sulla salute del nuovo standard tecnologico.

“Va da sé – hanno proseguito i due dirigenti – che nulla osta alla sperimentazione sul territorio comunale della tecnologia 5G, la quinta generazione di rete mobile, realizzata per consentire più velocità, reattività e connessione dei dati, e di conseguenza finalizzata ad aumentare l’applicazione tecnologica nei campi del commercio, della sanità, dell’occupazione e della formazione, della sicurezza, così come di energia e ambiente, trasporti, industria 4.0 e smart city”.

Senza entrare nel dibattito circa la necessità di realizzare ovunque smart city, giuridicamente è scorretto ed illecito violare il principio di precauzione sancito dall’articolo 191 del trattato istitutivo dell’Unione Europea, che impone cautela ogniqualvolta si sia in presenza, anche solo a livello dubitativo, di un rischio per la salute e l’ambiente. È dovere preciso di ogni amministrazione pubblica tutelare in primis la salute della popolazione, tenuto conto che in ogni caso il diritto comunicare e di ricevere comunicazioni, nonché quello di fare impresa nel mercato della telecomunicazioni e garantito dall’esistenza degli attuali standard di comunicazione.

Il progetto del Comune che ha vinto il bando del Mise – hanno concluso Viapiana e De Marco – è un’opportunità importante per il capoluogo calabrese che l’amministrazione guidata da Sergio Abramo non ha voluto lasciarsi sfuggire e non s’è fatta sfuggire. Il Comune di Catanzaro non è stato l’unico a partecipare al bando del Ministero, risultando vincitore nonostante la partecipazione di enti di ricerca come il Cnr di Roma e Torino, o la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, o l’università La Sapienza di Roma. Inoltre, particolare valenza nel progetto di Catanzaro è rivestita dal partenariato coinvolto dal Comune, arricchito in special modo dalla presenza autorevole della Facoltà di Medicina dell’Università Magna Graecia. Se qualcuno taccia di irresponsabilità l’amministrazione di Catanzaro deve tacciare di irresponsabilità anche e prima quei centri di ricerca che hanno partecipato al bando senza vincerlo. Resta fermo che in presenza di controindicazioni riconosciute dalla comunità scientifica internazionale, finora assenti, saremmo disponibilissimi ad agire di conseguenza”.

Constatiamo l’ignoranza scientifica ed in aggiunta una pericolosa ignoranza in tema di principi giuridici comunitari: infatti larga parte della letteratura scientifica allerta sui rischi per la salute pubblica. E, come detto, gli strumenti giuridici vincolanti talmente editori impongono alle pubbliche amministrazioni civiche operativi e non i principi di sciatta trascuratezza.

Dott.ssa Maria Enrica Costabile

Referente per la Calabria Alleanza Italiana Stop 5G 

RIPRODUZIONE CONSENTITA, CITANDO LA FONTE

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Un commento

  1. Vorrei sensibilizzare il mio comune per i danni che il 5g puo’ provocare alla salute dei cittadini. Come possiamo usufruire della struttura 5g a livello regionale?Grazie samuele petulla’

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