Clamorosi conflitti d’interessi, 5G da impeachment: intervenga Mattarella a tutela della salute (prima che sia troppo tardi)!

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di Maurizio Martucci
Dossier 5G sulle pagine de Il Fatto Quotidiano: la seconda puntata è più inquirente della prima e scoperchia i clamorosi conflitti d’interessi nascosti dietro la presunta sicurezza del grande business di quinta generazione. Carriere, nomi e cognomi da 5G scovati dai giornalisti di Investigate Europe, negli intrecci degli organi decisionali per le garanzie a tutela della salute pubblica, tra incarichi a doppia mandata e consulenze private che (come aveva già lasciato intendere la puntata ‘Onda su onda’ di Report su Rai Tre) “delegittimano studi e comitati dall’Unione Europea”. Dopo la denuncia di OASI SANA sul ruolo politico-lobbistico di alcuni parlamentari della sedicente Intercommissione Innovativa (troppo vicini all’industria per legiferare in serena autonomia?), tocca adesso ai personaggi chiave che – in Italia e a nel mondo – perseverano a certificare l’innocuità dell’elettrosmog, il lascia passare per le tecnologie di comunicazioni senza fili nel (superato) adagio dei soli effetti termici (che poi, altro non sono che biologici!)

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Nell’articolo a firma Maria Maggiore, leggiamo infatti come Michael Repacholi (fondatore dell’associazione privata di Francoforte INCIRP sulla protezione della popolazione dalle radiazioni di onde non ionizzanti a cui – stranamente – l’Organizzazione Mondiale della Sanità continua a delegare il mandato per la stesura delle linee guida internazionali nonostante le aspre polemiche) dal 2006 è diventato un consulente aziendale nelle telecomunicazioni. Mentre Guglielmo d’Inzeo, uno dei due rappresentanti dell’INCIRP, fa pure parte del Consorzio (lobbistico) Elettra 2000 e “ha moltiplicato i pareri scientifici per società come Vodafone, partecipato a progetti finanziati dall’industria e partecipa a Efhran con Deutsche Telecom e l’Associazione UE dei produttori di Gsm tra i finanziatori”. Così come Paolo Vecchia, ex funzionario dell’Istituto Superiore della Sanità ed acerrimo negazionista dell’eziopatogenesi immuno-neuro-tossica dell’elettrosensibilità, che “è ora invece consulente di Nokia”. L’inchiesta de Il Fatto sottolinea poi come “dei 13 membri dell’ICNIRP, 6 partecipano ad altre organizzazioni e bell’OMS la percentuale sale all’86%, 6 su 7. Quattro di questi esperti sono presenti in almeno due organismi da autoregolamentazione.”

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Per quanto allarmante e già al centro di diverse denunce all’OMS da parte di scienziati, ricercatori e medici indipendenti che rivendicano il diritto all’imparzialità dei decisori internazionali su faccende che riguardano la salute dell’intera umanità, sempre più esposta all’elettrosmog, il dato dell’inchiesta però non deve però sorprendere, se già Angelo Gino Levis (ex cattedratico di mutagenesi ambientale e riferimento della battagliera associazione per la protezione e la lotta all’elettrosmog APPLE) censiti 803 articoli scientifici pubblicati su riviste referees conclude che il 39% sono finanziati da organismi e soggetti privati e tra questi il 95% nega gli effetti biologici, mentre tra il restante 61% degli studi indipendenti (cioè pagati da enti pubblici) il 95% evidenzia rischi non termici ovvero danni per la salute umana.

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Nella versione tedesca dell’inchiesta di Investigate Europe, uscita sul Der Tagesspiegel, Harald Schumann ed Elisa Simantke affermano che “quattordici scienziati proteggono le linee guida obsolete dell’ICNIRP preparando recensioni distorte di letteratura di ricerca per le agenzie governative. Almeno otto hanno avuto finanziamenti dall’industria per la loro ricerca”, finendo per dire come “la Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP) e il comitato scientifico della Commissione europea per i nuovi rischi per la salute (CSRSERI) hanno spianato la strada per il dispiegamento del 5G senza aver avuto riguardo alle conseguenze per la salute”.

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Tirando le somme, c’è poco da fidarsi. O meglio, c’è poco da starsene sereni, vista la corsa sfrenata al 5G, irradiazione ubiquitaria priva di studi preliminari sul rischio sanitario e, quindi, anche per questo insicura per ecosistema e umanità. Perché le ultime deduzioni, scovate in esclusiva da OASI SANA, del Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Comunità Europea, sostengono infatti che la “mancanza di prove chiare per informare lo sviluppo delle linee guida sull’esposizione alla tecnologia 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche non intenzionali”. Ed è poi di ieri anche la sentenza (prima del genere in Italia) del collegio del Tar del Lazio che condanna i ministeri di Sanità, Ambiente e Pubblica istruzione, rei di non proteggere adeguatamente i cittadini nel diritti costituzionale per la salvaguardia della salute, sempre più esposti alle radiofrequenze di Smartphone, cordless e telefoni cellulari. Se l’inerzia “serbata dalle Autorità” non è più ammissibile e, come dispongono i giudici di Roma, lo Stato deve tornare a ricoprire quel ruolo di buon padre di famiglia, informando e proteggendo correttamente la società dai pericoli acclarati dall’evidenza scientifica più aggiornata, l’imperdonabile superficialità con cui il Governo Conte sta promuovendo il rischiosissimo 5G (Giulia Grillo, ministro della Salute, è praticamente disinteressata ai pericoli per l’Internet delle Cose) ci spinge ad un accorato appello al vertice delle istituzioni: i cittadini Consapevoli denunciano l’impeachment e auspicano l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Se l’irresponsabile azzeramento dei vincoli per l’installazione di milioni di nuove antenne e l’innalzamento a + 110 volte dei livelli d’elettrosmog da 6 V/m a 61 V/m dovesse passare in un emendamento truffaldino nascosto nel Decreto Semplificazioni, è bene che il Capo dello Stato non firmi la legge per salvaguardare gli inalienabili diritti costituzionali in difesa della salute pubblica. Non so se è chiaro il messaggio: più che a un bivio, siamo al punto di non ritorno…

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