Il caso. Elettrosensibilità, la disabilità riconosciuta dall’ONU, ma non (ancora) dall’Italia! E col 5G alle porte…

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di Maurizio Martucci

Il nemico invisibile nell’acronimo EHS, invalidità ambientale funzionale in Svezia, malattia riconosciuta dal sistema pensionistico del Canada. “Gli Stati dovrebbero riconoscere la prominente importanza dell’accessibilità nel processo di creazione di uguali opportunità in tutti i campi della vita sociale. Per le persone disabili gli Stati dovrebbero sia attivare programmi per rendere accessibile l’ambiente fisico sia prendere le misure necessarie per fornire accesso alle informazioni e al mondo della comunicazione. Gli Stati dovrebbero far sì che i nuovi sistemi telematici per fornire al pubblico informazioni e servizi siano resi accessibili fin dall’inizio oppure adattati in modo da risultare accessibili alle persone disabili. Per le politiche internazionali d’inclusione sociale bisogna rendere accessibile ambiente, informazione e comunicazione a tutti i disabili, nessuno escluso: è scritto nella Risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite del 20 dicembre 1993 (Standard Rules on the Equalization of Opportunities for Persons with Disabilities), ratificata a più riprese nel 2006-2009 dall’Italia la Convenzione ONU sul diritto alle persone con disabilità nei nuovi standard per le pari opportunità, dignità e diritti inalienabili delle persone. E’ questo il caposaldo con cui dal 2014 gli elettrosensibili italiani hanno ricevuto conferma della loro disabilità da parte dell’Ufficio della Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, ma non ancora dall’Italia, nonostante (nella variante della Sensibilità Chimica Multipla) alcuni disegni di legge congelati in Parlamento e l’Organizzazione Mondiale della Sanità che definisce la malattia da elettrosmog come “un fenomeno in cui gli individui avvertono gli effetti avversi sulla salute quando sono in prossimità di dispositivi che emanano campi magnetici, elettrici o elettromagnetici”.

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A rilanciare il caso, in piena corsa al 5G, è Giorgio Cinciripini, già referente della Rete Elettrosmog-Free Italia e ora vice presidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili, tra gli organizzatori del 1° meeting nazionale #Stop5G in programma il 2 Marzo 2019 a Vicovaro (Roma): “gli elettrosensibili sono disabili come mi hanno confermato dall’ONU, ma sono disabili non visti e non ascoltati da chi è preposto a creare pari opportunità in Italia!” L’annosa vicenda parte nel 2013 quando Cinciripini, insieme ad alcuni malati e una rete di comitati e associazioni, iniziò a prendere contatto con l’Osservatorio Nazionale sulle condizioni delle persone con disabilità (“ai sensi dell’articolo 3 della legge 3 marzo 2009, n. 18”, come tiene a precisare) con l’obiettivo di puntellare l’iter dell’agognato riconoscimento dell’EHS (Elettro-iper-sensibilità), in assenza di una classificazione internazionale delle malattie (ICD), di una legge nazionale (assenti i livelli essenziali di assistenza – LEA) e dell’inserimento nella sanità locale tra le malattie rare (eccezione, Regione Basilicata dal 2013).

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Per i malati invisibili, costretti alla fuga da città e modernità wireless, la battaglia per il riconoscimento punta alla creazione di “norme che consentano alle persone elettrosensibili di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, per identificare e superare barriere ed ostacoli all’accessibilità, legati alla presenza di campi elettromagnetici artificiali negli edifici, sui treni, nelle scuole, luoghi di lavoro e strutture sanitarie”. Condizione esclusiva, altamente invalidante, che verrebbe ulteriormente aggravata dall’avanzata della fase sperimentale del 5G, annunciato sul 98% del territorio nazionale per 365 giorni l’anno, con un innalzamento dei livelli d’irradiazione previsti fino a 110 volte più di oggi.

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In breve, ecco la storia, Nel 2013 la Rete Elettrosmog-Free Italia entrò in contatto con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (Direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali): Cinciripini scrisse più volte al dirigente Alfredo Ferrante (passato poi sotto Palazzo Chigi a capo del Dipartimento politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri)  ma anche con l’ONU: alla struttura preposta al controllo sull’operato degli Stati membri arrivò un dossier, analizzato il quale ai malati finì un riconoscimento di fatto dell’elettrosensibilità come disabilità, ma soprattutto l’invito da parte delle Nazioni Unite di rivolgersi alla magistratura in caso di inadempimenti dell’Italia nella reiterazione del misconoscimento. Un vorticoso giro di ruoli, tra burocrazia e nebbia amministrativa, a cui nel Febbraio 2014 l’associazione AMICA e la Retenoelettrosmogitalia tentarono di rimediare inviando una lettera alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (Renzi premier) e ai ministri di Lavoro, Ambiente e Salute, chiesto un intervento concreto e urgente nei confronti dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Lo stesso fecero con l’EESC (Comitato Economico e Sociale Europeo) che, però, non rispose. Dopo tanta attesa, il 16 Maggio 2015 si riunì in sessione plenaria a Roma l’Osservatorio sulle disabilità. Sul verbale di quello che poteva essere il definitivo via libera, finirono poche righe per il classico scarica barile. Ponzio Pilato vive e lotta ancora in mezzo a noi: “pur non disconoscendo l’importanza della tematicasi legge nel documento l’Osservatorio ritiene che la materia non rientri fra le competenze dello stesso”.

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Con il pericolo 5G e lo tsunami elettromagnetico adesso alle porte, meno di quattro anni dopo questa brusca frenata, il riconoscimento torna oggi d’estrema attualità e potrebbe, clamorosamente riaprirsi per correggere il vuoto discriminante: “Ci sono gli elementi per una messa sotto stato di accusa dell’Italia per inadempimento della Convenzione dell’ONU sulle disabilità per la parità dei diritti di tutti i disabili”, commenta Cinciripini, che con l’assoelettrosensibili valuta di ricorrere presso la Corte di Giustizia e dei Diritti dell’Uomo di Ginevra per risolvere una volta per tutte quest’intollerabile anomalia (all’italiana).

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