Prima lo scoop di OASI SANA: “Manca la strumentazione tecnica: l’ARPA non può rilevare l’inquinamento del 5G. Faremo (tutti) un salto nel buio!” Poi la conferma da Milano: “Per ARPA “superati valori di legge”, ma Comune (e Ministro) ignorano precauzione e ricerca sugli effetti“. Quindi l’interrogazione parlamentare: “ARPA senza standard per monitorare il 5G, Governo sospenda la sperimentazione!” E adesso pure l’ordinanza del Sindaco di Messina che ferma il 5G nella città sullo Stretto. Motivo? Caetano De Luca mette nero su bianco che il parere tecnico rilasciato da ARPA Sicilia conferma la “mancanza di un adeguato studio preliminare e di una sperimentazione che sia stata condotta per un tempo sufficiente ad acquisire i valori di campo elettromagnetico generati dalla nuova tecnologia“. Cioé proprio quanto da tempo denunciamo: col 5G si naviga al buio sotto ogni punto di vista, sia a livello di effetti sanitari che di normativa per le misurazioni dei livelli d’irradiazione del nuovo standard.
Infatti, si legge nell’ordinanza Stop 5G di Messina, con “nota prot. 17440 del 24 aprile 2020 l’Arpa Sicilia, pronunciandosi sulla richiesta avanzata da Wind Tre S.p.a., acquisita al prot. n. 16678 del 17/04/2020, relativa alla relazione di conformità dei livelli attesi di campo elettromagnetico a seguito della riconfigurazione di una stazione radio base (SRB) e inserimento delle tecnologie 4G_B38 2600 MHz e 5G 3600 MHz (sistemi trasmissivi complessivi: GSM 900 MHz, UMTS 900/2100 MHz, LTE 1800/2100/2600 MHz, 5G 3600 MHz e 4G_B38 (TDD-LTE) 2600 MHz), “visto che al momento la normativa sulla tecnologia trasmissiva m-MIMO tipicamente utilizzata dal 5G, sia tecnica che legislativa, è in itinere ed è opportuna una valutazione continua in attesa della normativa di merito” ha rilasciato un parere “subordinato, a seguito delle simulazioni svolte da questa Agenzia, alla verifica post attivazione da parte di Arpa Sicilia dei valori di campo elettrico prodotti nell’edificio ubicato a circa 15 m di distanza e a Nord dell’impianto e sue pertinenze esterne” chiarendo ulteriormente “Tenendo in debito conto le premesse del presente parere, la sperimentazione risulta mirata alla verifica periodica dei livelli di campo elettromagnetico generati dalla nuova tecnologia con opportuni report forniti dall’operatore di rete, a cadenza mensile o, se tecnicamente non realizzabile, con cadenza massima trimestrale, tramite i valori di potenza massima, e media giornaliera, forniti al bocchettone d’antenna del sistema in parola. Il presente parere sperimentale non sostituisce in alcun modo le autorizzazioni”.
Tra sentenze e ordinanze cautelari di giudici amministrativi dei TAR regionali, tra gli atti per la moratoria e la precauzione approvati nei municipi (salgono a 284 i Comuni d’Italia ufficialmente Stop 5G) e le ordinanze sindacali emanate (finora a firma di 145 sindaci , tra questi i primi cittadini dei capoluoghi Frosinone, Siracusa, Grosseto e ora Messina, oltre ad importanti centri come Civitavecchia nel Lazio e Chioggia in Veneto), con l’anomalia delle ARPA regionali l’Internet delle cose trova sempre più ostacoli per decollare.
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Non si tratta solo di rilevare il valore elettromagnetico nel territorio e nell’ambiente. Fermo restando che il progetto 5g è affascinante, visto che le persone interessare sono in particolare anziani è assolutamente necessario studiare l’impatto elettromagnetico con i tessuti viventi associati a metalli. Gli anziani sono pieni di protesi e placche metalliche. Ed anche tanti giovani sono portatori di metalli per osteosintesi su traumi. Non mi risulta esserci studi clinici effettuati su soggetti viventi portatori di sintesi metalliche.
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