A ridosso dell’attesa prima manifestazione nazionale unitaria Stop 5G in programma a Roma il 5 Novembre dentro e fuori il Parlamento, arriva l’undicesima interrogazione parlamentare di denuncia sui gravi rischi del 5G. A presentarla , dalle fila del Gruppo Misto. sono l’On. Sara Cunial (prima firmataria) e l’On. Veronica Giannone, entrambe tra i partecipanti al convegno internazionale dal titolo “Moratoria nazionale 5G” promosso dall’Alleanza Italiana Stop 5G.
Ecco, in versione integrale, il testo dell’interrogazione, che punta a denunciare la grave condizione a cui sono sottoposte e costrette le agenzie regionali e provinciali deputate alla misurazione e rilevazione dei livelli d’inquinamento elettromagnetico: non esistono standard per valutare l’irradiazione del 5G e le stesse ARPA/APPA si dicono carenti nella strumentazione tecnologica indispensabile per i rilievi.
Insomma, nessuno può e potrà capire quanto e come il 5G inquinerà l’aria pubblica di inesplorate radiofrequenze.
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELLA SALUTE
- MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 24/10/2019
Interrogazione a risposta scritta 4-03923 presentato da CUNIAL Sara testo di Giovedì 24 ottobre 2019, seduta n. 245
CUNIAL e GIANNONE. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il Parlamento ha impegnato il Governo «nell’approfondimento degli studi e delle ricerche sull’elettromagnetismo», garantendo «un monitoraggio costante e continuativo da parte del Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico»;
le agenzie regionali/provinciali per la protezione ambientale ad oggi non hanno strumenti tecnici, né uno standard per misurare l’elettrosmog del 5G;
il Sistema nazionale per la protezione ambiente ripete che il 5G «pone significativi problemi e interrogativi sulle modalità più opportune per la misurazione dei livelli di esposizione al campo elettromagnetico, sia in ottica di estrapolazione a massima potenza sia per l’estrapolazione sulle 24 ore», sostenendo che «l’approccio delle Arpa/Appa per garantire l’attività di vigilanza e controllo deve necessariamente essere rivisto e adattarsi al nuovo scenario»;
i contributi di Arpa Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Piemonte sulla rivista Ecoscienza denunciano che «la nuova tecnologia necessiterà di un nuovo approccio di valutazione delle esposizioni al campo elettromagnetico, sia in fase preventiva, sia in fase di controllo di rispetto dei limiti fissati»;
Arpa Lazio afferma che l’irradiazione delle micro-celle del 5G spesso considerate a scarso impatto elettromagnetico sono invero tutt’altro che trascurabili; se «installale in ambienti ad alta frequentazione ne risulta un’esposizione complessiva della popolazione meritevole di attenzione da parte degli enti di controllo»;
il 19 ottobre 2019 si è tenuto un convegno sul 5G organizzato dalla commissione ambiente dcll’ordine dei medici di Torino, in cui – chiedendo una sospensione della sperimentazione 5G come già i medici di Isde e gli scienziati dell’Istituto Ramazzini – si è dichiarato che in assenza di strumentazione validata per misurarne l’irradiazione non è possibile monitorarne l’impatto sulla salute;
la dottoressa Ivaldi (Arpa Piemonte) ha ammesso l’assenza in commercio di strumenti validati per misurare i campi elettromagnetici del 5G, ripetendo quanto già affermato in Commissione Smart City a Torino col dottor D’Amore, in presenza anche dell’ex assessore all’innovazione Pisano (ora neo-Ministro deputato al 5G) (fonte: Cataldo Curatella, presidente commissione Smart City);
l’Appa Trento, in un incontro sul 5G del 24 giugno 2019, il dottor Stefano Pegoretti ha detto: «si evidenza che per i sistemi 5G la misura è significativa per il solo punto di misurazione, quindi non può essere considerata sintomatica del campo elettromagnetico che è presente nell’area di copertura della cella. Inoltre, in attesa che la Commissione elettrotecnica internazionale dia indicazioni in merito, la misura del 5G non può essere utilizzata per la verifica del campo elettromagnetico, dove per verifica si intende nella norma un confronto con i limiti di legge, quindi eventualmente determinare il rispetto o il superamento dei limiti»;
la fase sperimentale del 5G è partita senza il preventivo parere sanitario obbligatorio dal 1978 (legge 23 dicembre, n. 833), ma rientra tra le competenze del Servizio sanitario nazionale nei «controlli sulla produzione dell’energia termoelettrica»;
non esistono studi preliminari d’impatto ambientale per gli effetti sull’umanità e sull’ecosistema, irradiazione da inesplorate radiofrequenze (possibili cancerogene dal 2011), pensate in maniera ubiquitaria 24 ore al giorno addosso al 99 per cento della popolazione, sul 98 per cento del suolo italiano –:
se il Governo intenda assumere iniziative per sospendere ogni attività sul 5G finché non siano state concesse agli enti preposti strumentazioni e standard adeguati per misurare i livelli d’elettrosmog del 5G;
se il Governo intenda assumere iniziative per sospendere ogni attività sul 5G finché non siano state prodotte prove sufficienti alla sua innocuità, tutelando così la salute delle persone prima di procedere con una estensione di tecnologia su cui mancano sia certezze sulla sicurezza, sia strumenti validati per controllare le esposizioni sia limiti di emissione di legge che garantiscano realmente la salute.
(4-03923)