Gentilini (medico ISDE): “5G entra nella pelle, su terminazione nervose e vasi sanguigni”. CONVEGNO INTERNAZIONALE STOP5G – QUARTA PARTE

OASI SANA pubblica a puntate gli interventi video e gli atti scritti dei relatori intervenuti nel 1° Convegno internazionale Stop 5G dal titolo “Moratoria nazionale, 5G tra rischi per la salute e principio di precauzione” organizzato a Roma dall’Alleanza Italiana Stop 5G il 5 Novembre 2019 presso la Camera dei Deputati, nell’Aula dei Gruppi Parlamentari di Montecitorio.

QUARTA PARTE – Intervento della dott.ssa Patrizia Gentilini, medico oncologo ed ematologo di ISDE Italia e di Medicina Democratica

Video ripreso dal canale Youtube della Web TV Byoblu, foto Lucio Russo, testo integrale dell’intervento gentilmente trascritto da Odiele Nazart.

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20′-Il problema dei rischi per la salute è un problema sottovalutato. Fino agli anni 1940 il fondo naturale pulsato (campo elettrico) era di 0,0002 V/m. Il Comitato europeo ECNRR (European Commitee on Non-ionising Radiation Risk) recentemente ha chiesto che l’esposizione fosse valutata come per le radiazioni ionizzanti, con un limite cumulativo e in funzione dell’età. Tutt’oggi questo non viene fatto e siamo esposti a valori superiori a quelli considerati cautelativi per la salute umana. “Schizofrenia” dell’Europa: nel 2011 il Consiglio d’Europa raccomandava un limite di 0,6 V/m e a medio termine di 0,2 V/m; nel 2016 l’Europa spinge il 5G; il comitato SCHEER (Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks, organismo UE) ha classificato il 5G come “rischio emergente”.

22′- Se il 5G fosse un farmaco non avrebbe mai superato la fase preclinica. Nessun controllo è stato fatto. E’ la società civile stessa che è diventata un laboratorio per sperimentare nuove tecnologie. Il ministro dell’Ambiente di Bruxelles ha detto: “Non voglio che i miei concittadini diventino cavie.” Da noi, il 5G viene già sperimentato su milioni di cittadini nelle città scelte.

24′- Ad oggi non esistono dispositivi in grado di misurare i CEM che verranno generati dal 5G. Andiamo completamente nel buio. Il Ministero della Salute non è coinvolto nell’implementazione del 5G. Navighiamo a vista.

25′- Rapporto (e posizione) dell’ISS ISTISAN 19/11 estremamente discutibile. Per il 5G dice che “non è possibile formulare una previsione sui livelli di CEM“, “sarà dunque necessaria una revisione della normativa nazionale”, ci saranno scenari non prevedibili. Ma non ne trae nessuna conseguenza.

26′- CONOSCENZE ATTUALI SUI RISCHI per la salute umana da CEM, introdotti da recente perché non esistono in natura. Prima domanda: chi ha finanziato gli studi? Tra quelli finanziati dall’industria il 32% vede degli effetti e il 68% no; tra quelli indipendenti il 70% rileva rischi e il 30% no. Gli effetti non termici, ma biologici sono i più pericolosi come esposizione cronica. Ci sono in modo statisticamente significativo dei tumori cerebrali, ma anche molte altre patologie. Orbene, i limiti di legge tengono solo conto degli effetti termici sui tessuti, stabiliti su dei manichini. da una ONG privata, l’ICNIRP.

28′- Effetti sulle cellule: stress ossidativo, formazione di radicali liberi, alterazione del DNA, azione epigenetica, alterazione della membrana cellulare e dei canali del calcio, alterazione della forma stechiometrica delle proteine. Diverse funzioni biologiche molto importanti vengono alterate.

29′- Le persone elettrosensibili hanno gravi alterazioni biochimiche per lo stress ossidativo da esposizione ai CEM. Si possono dosare nel sangue dei marcatori, l’elettrosensibilità ha un riscontro oggettivo. Effetti clinici non cancerogeni dei CEM: danno alla barriera emato-encefalica, malattie degenerative, disturbi del comportamento, alterazione agli organismi in via di sviluppo, alterazione della funzionalità del pancreas, disturbi metabolici, aumento del rischio di diabete, alterazione del ritmo cardiaco. Quindi un ventaglio molto ampio.

30′- Una meta-analisi mostra che per esposizione di lavoro, aumento del 26% del rischio di SLA (sclerosi laterale amiotrofica), del 33% del rischio di Alzheimer. Studio 84000 coppie madre-bambino in diversi paesi: le madri che usavano molto il cellulare in gravidanza avevano un aumento di deficit di attenzione- iperattività nel bimbo (probabilmente perché il cellulare altera la produzione di melatonina).

31′- Rischi cancerogeni: nel 2011 classificazione dei CEM in radiofrequenze dall’OMS “possibili cancerogeni” (classe 2B), sopratutto per i tumori cerebrali. Slide aumento glioblastomi in Gran-Bretagna: le zone più esposte al cellulare hanno più tumori. Nel 2018, studi del NTP e dell’Istituto Ramazzini: aumento nei ratti di schwannomi, tumori delle guaine nervose e tumori al cervello.

33′- 3 meta-analisi di studi epidemiologici: oltre 10 anni di utilizzo aumento del 32% di rischio di tumore cerebrale; e del 44% per i gliomi; oltre 1640 ore aumento del 33%. La IARC ha messo nelle sue priorità di rivalutare verso l’alto la classificazione.

34′- Rapporto ISS: “L’uso comune del cellulare non è associato all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale. La meta-analisi degli studi al 2017 non rileva, nell’insieme, incrementi d’incidenza di queste neoplasie in relazione all’uso prolungato (>10 anni)”. In realtà la letteratura dice esattamente il contrario. La pubblicazione del rapporto ISS ad agosto ha scatenato una serie di articoli scientifici per confutarlo, ma i media hanno riportato la versione ISS (“La Repubblica“: “Telefoni cellulari e tumori, rapporto dell’ISS non evidenzia aumenti di rischio“). Quindi i cellulari si possono usare senza nessuna prudenza. ISDE ha pubblicato una serie di critiche e lanciato una petizione su Change.org per il ritiro del rapporto. Editoriale del Dott. Di Ciaula (presidente Comitato Scientifico ISDE) e del Prof. Terracini (padre dell’epidemiologia italiana) su “Epidemiologia e Prevenzione”. Certi studi non rilevano aumenti di tumori. ad es. uno prendeva in considerazione un’esposizione di 3 anni, o con un’esposizione di 2 ore e mezza al mese (!) ovviamente non si può evidenziare un rischio. Gli studi epidemiologici e la loro metodologia devono essere valutati con molta attenzione. Disturba la conclusione dell’Istituto Superiore di Sanità su tutta questa letteratura scientifica che vi ho presentata.

37′- Rischi specifici del 5G: le onde millimetriche entrano per 1 millimetro nella pelle, dove ci sono terminazioni nervose, vasi sanguigni. In vitro, si è vista una disregolazione del profilo metabolico, anche dei cheratinociti. Questo in laboratorio. Peraltro, per fare degli studi epidemiologici, se saremo tutti esposti, sarà difficile trovare dei gruppi controllo non esposti. Sono effetti locali ma anche sistemici, perché generano tutta una serie di alterazioni di mediatori, anche della flogosi, dei mediatori monochimici e alterazione della trasmissione dei segnali nervosi. Il Dott. Di Ciaula ha fatto una rassegna recente di studi sperimentali focalizzata sul 5G: alterazione della proprietà delle membrane citoplasmatiche, dei sistemi neuro-muscolari, stimolazione della proliferazione cellulare, alterazione della sintesi delle proteine. Gli effetti, dal punto di vista sperimentale, non sono sostanzialmente diversi da quelli per gli altri tipi di onde.

39′- Effetti del 5G sull’ambiente: Pubblicato su “Nature“: sarà più difficile prevedere gli eventi meteorologici estremi, proprio quando diventano più frequenti e preoccupanti. Alterazioni sugli insetti. I CEM alterano già le capacità di orientamento delle api, che non ritrovano l’alveare. L’assorbimento delle onde nelle api sarà maggiore con le onde millimetriche del 5G. Perdita di biodiversità. Le foglie degli alberi assorbono molto le onde millimetriche. Verde pubblico: nei luoghi abitati, ma anche nelle zone boschive, tagli selvaggi di alberi sani (soprattutto quelli alti e frondosi) che potrebbero ostacolare il segnale del 5G.

41′- La vera domanda è: abbiamo davvero bisogno di più velocità? Impatto di queste tecnologie sul neuro-sviluppo e il comportamento dei nostri bambini. Noi medici dobbiamo preoccuparci di curare, ma anche di perché ci si ammala. È stato il grande messaggio del mio maestro Lorenzo Tomatis: “Adottare il principio di precauzione e di responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi, evitare che si consideri l’intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico.” Credo che dobbiamo davvero riflettere su questo.

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