Si iniziò con gli animali. Obbligatorio per legge. “Il microchip, ritenuto innocuo ed indispensabile per la sicurezza del cane ha sempre provocato dubbi e preoccupazioni”: nessuno si chiede se il livello di interferenza e ripercussione non termica considerato che i “cani domestici sono, come noi, circondati da cellulari, wi-fi, televisori, frequenze radio, e molto altro. E se qualcuno di questi aggeggi provocherebbe all’animale danni sul suo sistema immunitario e neurologico?”
Adesso tocca agli alberi, l’idea è di Roma Capitale, l’amministrazione vuol “controllare che gli 86mila grandi alberi della Capitale più verde d’Europa continuino a produrre ossigeno e a sagomare le grandi vie di scorrimento della città in condizioni di sicurezza, senza cioè che qualche grosso ramo.
(fonte Terra Nuova)
E lo farà con un microchip “piazzato sui fusti rilascerà informazioni preziose in tempo reale consentendo di leggere se la pianta cresce dritta o se l’equilibrio è precario, se ci sono dei parassiti o se sono intervenuti eventi eccezionali”.
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Intanto Rimini avverte: microcelle wireless in spiaggia, installati sui pali dell’illuminazione pubblica. “Una rete wireless sugli oltre 6 kilometri di spiaggia che collegano il bagno 1 al bagno 150 a cui si sono da poco aggiunti anche alcuni ristobar di Viserba (zona di Rimini Nord), permette, a chi si connette, di avere informazioni sulle attività della città, sugli eventi turistici, e tanto altro”.
Ma a quale prezzo sulla salute pubblica, sugli animali, l’ecosistema e l’ambiente? Perché, puntualmente, resta lettera morta la richiesta di precauzione lanciata da ampia parte della ricerca medica internazionale?
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