5G, torna l’incubo elettrosmog +110 volte di oggi: come finirà? – IL TECNORIBELLE

Nuova puntata de Il Tecnoribelle, pillole tecnoscettiche del giornalista d’inchiesta Maurizio Martucci in esclusiva su Playmastermovie e in collaborazione con OASI SANA. Regia di Alessandro Amori.

Non è la prima volta e non sarà nemmeno l’ultima. Stanno provando a smantellare una delle norme non pienamente protettive ma di certo tra le più cautelative d’Europa per irradiare tutto e tutti fino a 110 volte più di oggi con agenti possibili cancerogeni disseminati ovunque nell’aria. La richiesta proviene dalle compagnie telefoniche: ASSTEL, il ramo delle telecomunicazioni di Confindustria, è tornata alla carica su Governo e Parlamento, pretendendo di innalzare i limiti soglia d’irradiazione elettromagnetica in vigore da 24 anni,passando dall’attuale media di 6 V/m ad una media massima di 61 V/m, nonostante l’assenza di riscontri scientifici aggiornati e indipendenti sull’assenza di effetti nocivi per salute e ambiente e nonostante l’assenza di un’incompatibilità tra l’attuale normativa italiana e l’implementazione di nuove tecnologie come quella di quinta generazione.

Infatti nel 2018 quando le Telco acquistarono i primi tre lotti di frequenze del 5G, sapevano bene come in Italia vigono limiti molto più stringenti e protettivi proprio come in Svizzera, Austria, Belgio, Turchia e nei Paesi dell’est europeo come Bulgaria, Croazia e Slovenia. Eppure sono tornate alla carica, vogliono i 61 V/m nonostante chiedano di non pagare allo Stato nei tempi stabiliti la bellezza del 70% dei 6,55 miliardi di euro contrattualizzati sempre nell’asta del 5G di quattro anni fa. E lo fanno dall’alto del Consiglio di Presidenza di ASSTEL in cui figura nientemeno che il ramo nostrano di Ericsson, il colosso svedese del 5G coinvolto in un clamoroso scandalo internazionale di tangenti, truffe e mazzette, finito addirittura per finanziare i tagliagole dell’ISIS per fare business – sporco di sangue – nella tormentata Iraq, patteggiata poi in America la pena di oltre un miliardo di dollari, ammesse le colpe per un sistema di corruzione con politici e funzionari pubblici durato 17 anni tra 5 diversi paesi di Asia e Medio Oriente. E noi dovremmo fidarci di loro?

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Eppure l’informazione italiana fa finta di nulla, non dà peso alla richiesta di ASSTEL, come se poi non riguardasse l’interesse di tutti che dall’oggi al domani ci troveremmo dentro un maxi-forno a microonde a cielo aperto, facendo finta che passare da 6 a 61 V/m non poggi su arbitrari pareri isolati dalla comunità scientifica internazionale, partoriti dall’ICNIRP, Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti, ente privato formato per lo più da fisici e non da medici, al centro di numerosi scandali per conflitti d’interessi con la lobby della telefonia, assertore della sola teoria ad effetto termico, sconfessata però dal panel di valutazione strategica del Parlamento europeo oltre che da clamorose sentenza di tribunale, come quella americana nel 2021 e dalla Corte d’Appello di Torino nel 2019, sentenziato in favore di un dipendente Telecom ammalatosi di tumore alla testa per uso prolungato di cordless e telefonia mobile.

Già, accade questo perché si ignorano completamente gli aggiornamenti in peer-reviewed disponibili in letteratura biomedica e nelle numerose evidenze scientifiche, che invero dimostrano effetti biologici non termici ben al di sotto dei cautelativi ma non protettivi 6 V/m, effetti anche molto gravi e fino a forme tumorali, motivo delle raccomandazioni già contenute nei Report del Bioinitiative Group, del Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009 e dell’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011, in cui si invitano i governi nazionali ad un abbassamento dei limiti di legge a 0,6 V/m nell’immediato e a 0,2 V/m sul lungo termine, assodato che gli effetti sugli organismi viventi si possano manifestare già a valori di 0,002 V/m, altro che 61 V/m tanto che la stessa Raccomandazione 1999/519/CE afferma che “gli Stati membri hanno facoltà, ai sensi del Trattato, di fornire un livello di protezione più elevato di quello di cui alla presente Raccomandazione”, specificando quindi come non esista affatto alcun obbligo di adeguamento degli standard internazionali.

Come finirà? Da quando è partita la corsa al 5G, almeno in questa legislatura un paio di volte il tentato golpe elettromagnetico portato avanti dalle compagnie telefoniche è andato a vuoto. L’insicurezza e l’incertezza degli stessi parlamentari sugli effetti dell’elettrosmog, potrebbe vanificarne quindi ancora una volta il tentativo d’assalto all’aria pubblica. Sappiamo però come è andata a finire, ad esempio, in Francia: lì i limiti a 61 V/m ci sono da anni e ad un nutrito gruppo di cittadini elettro-iper-sensibili per sfuggire all’irradiazione subita come una tortura sulla pelle, non è restato che lasciare lavoro, casa e vita sociale per ritirarsi in un villaggio isolato sulle Alpi.

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