5G, bocciato l’elettrosmog a 61 V/m. Ma non è finita: adesso tentano a 30 o 43 V/m?

di Maurizio Martucci

Una grande vittoria contro lo tsunami del 5G, almeno per ora: dopo essere stati accantonati, bocciati i 61 V/m nell’emendamento dei deputati di Italia Viva per l’abrogazione dei limiti soglia d’irradiazione elettromagnetica fissati a 6 V/m. Ma le compagnie telefoniche non ci stanno e adesso sono in pressing sul Governo, spingendo per un nuovo colpo di mano: per la più classica operazione all’italiana, si punterebbe ad innalzare i limiti a 30 V/m, forse a 43 V/m, con la rilevazione spalmata nelle 24 ore che – di fatto – significherebbe una sorta di 61 V/m mascherati. Questo è quanto trapela tra Palazzo Chigi e Montecitorio.

Al Ministero dello Sviluppo economico sono infatti arrivate le compagnie telefoniche riunite nell’ASSTEL di Confindustria. Solo Giancarlo Giorgetti s’è dichiarato contrario ai 61 V/m dell’emendamento renziano (nell’esecutivo erano favorevoli invece i ministri Colao, Cingolani e alla fine pure Speranza), nonostante si sia ipotizzato persino un compromesso a 30 V/m. Entro il 31 Luglio 2021 le Telco dovranno fornire al MISE un dettagliato dossier sui piani di implementazione di infrastruttura tecnologica previsti entro il 2026. Quindi la partita è tutt’altro che chiusa.. Anche perché c’è poi la questione frequenze: mentre lo STOA del Parlamento europeo potrebbe rivedere le microonde millimetriche, la lobby nella sigla Plum Consulting chiede invece ai governi e ai regolatori europei di dare priorità all’uso dei 26 Ghz.

Meritata comunque la soddisfazione dell’Alleanza Italiana Stop 5G: “ringraziamo i parlamentari che, ricevendo il nostro accorato appello, in Commissione alla Camera hanno bocciato i 61 V/m. Ma restiamo vigili: non vorremmo che magari con un DPCM come avvenuto nel 2003 quando vennero stabiliti i 6 V/m, si continuasse ad inondare l’aria pubblica di pericolosissimi picchi elettromagnetici più elevati. Non si tocchi nemmeno un volt su metro e si minimizzi il rischio sanitario e ambientale“. Per scongiurare il golpe elettromagnetico, gli attivisti hanno dato vita anche ad uno sciopero della fame (135 aderenti a staffetta per 18 giorni), manifestazioni e sit-in nelle città, presidio per due settimane sotto Palazzo Montecitorio, oltre le 64.000 firme raccolte nella petizione. In decine di migliaia, poi, hanno seguito le interviste sullo speciale Il Golpe Elettromagnetico trasmesso su La Casa del Sole Tv.

Sono falliti ben due tentativi“, nell’esultanza contenuta dai prossimi progetti elettromagnetici affermano i medici di ISDE Italia. “Il primo che prevedeva approfondimenti nel decreto semplificazioni sull’eventuale possibilità ‘di allineamento con i limiti europei’, il secondo tentato, invece, con emendamenti diretti al decreto. Purtroppo però la battaglia non è ancora finita”.

Infine Legambiente Se non propriamente naufragata sul nascere, azzoppata l’iniziativa vogliamo limiti cautelativipartorita in un paio di assemblee on-line, avrebbe voluto raccogliere comitati e associazioni per la precauzione, ma non s’è spinta oltre una manciata di striscioni, un blog e una lettera indirizzata a Draghi, Fico e Casellati (“digitalizzare il Paese“, la prima richiesta). Una spaccatura tra tecnici ed esperti di campi elettromagnetici ha infatti partorito il solito topolino. Accuse reciproche, veleni e divergenze interne hanno fatto volare stracci, accompagnati da schizzi di fango lanciati addosso, gli uni contro agli altri. I soliti nomi, le solite polemiche. Nulla di nuovo all’orizzonte, il divide et impera è funzionale alle logiche dei poteri forti. E loro lo sanno.

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