di Maurizio Martucci
Per la prima volta in Italia, una lista politica si candida alle elezioni inserendo nel programma una posizione contraria all’indiscriminata avanzata del pericolo 5G. Accade in Emilia Romagna dove nelle regionali del 26 Gennaio 2020, il Movimento 3 V (cioè Vaccini Vogliamo Verità) mette la tutela sanitaria pubblica minacciata dal wireless tra le priorità, finendo nel riconoscimento delle malattie ambientali entrati a Bologna nel Palazzo della Regione. Alla voce salute del programma, infatti si legge: “Promozione di uno studio regionale indipendente sugli effetti biologici delle radiofrequenze 4G e 5G. Proposta di legge regionale per il riconoscimento delle malattie ambientali, con particolare riferimento all’elettrosensibilità e alla sensibilità chimica multipla”, mentre nella parte per le infrastrutture, il M3V sostiene lo “Stop al 5G. Sospensione di ogni tecnologia in assenza di una valutazione dell’impatto sulla salute e dell’utilità sociale; sospensione dell’installazione delle antenne in assenza di sicurezza. Indagine per valutare se gli attuali limiti per l’esposizione a campi elettromagnetici garantiscano la salute umana, animale e vegetale.”
Contrariamente alle facili etichettature, il Movimento Vaccini Vogliamo Verità non si definisce no-vax né pro-vax, essendo nato dalla volontà di cittadini – è scritto nel sito – che “pongono dubbi e domande sulla pratica vaccinale indiscriminata, sugli effetti collaterali dei vaccini, sul riconoscimento dei danni da essi provocati, al fine di aprire un confronto onesto sui rischi e i benefici di un trattamento farmacologico fondato su obblighi per i bambini, e minacce per le famiglie e i medici che hanno espresso ragionevoli dubbi”. Certo è che il M3V è invece una lista dichiaratamente Stop 5G e corre da sola alle regionali, candidando alla presidenza il medico Domenico Battaglia, autore di diversi libri su alimentazione e medicina consapevole. “E’ una tecnologia che ancora non conosciamo”, prudente sugli effetti dello tsunami elettromagnetico ha affermato Battaglia a TeleReggio, durante la Prova del candidato.
Non pervenuto invece il Popolo della Famiglia, in corsa grazie all’ex forzista e governatore ligure Giovanni Toti per la senatrice leghista Lucia Borgonzoni, nel centro-destra candidata presidente anche lei in Emilia Romagna: lo scorso anno il coordinatore nazionale Mirko De Carli aderì al 1° meeting nazionale Stop5G senza però presentarsi a Vicovaro, facendo intuire in fin dei conti quanto il tema – oltre facili spot elettorali – fosse nelle corde del partito del catto-conservatore (ex parlamentare PD) Mario Adinolfi. Oggi assente il 5G dal programma, anche Elisabetta Saviotti (ex candidata del PDF al Senato, politiche 2018) a modo suo s’è sgarbatamente smarcata, boicottando sui social attivisti e notizie dell’Alleanza Italiana Stop 5G. Inaffidabile.
Eppure tra gli eletti in Italia, il lato oscuro del 5G viene cavalcato da sempre più sigle politiche, in Parlamento come in Regioni e Comuni. Tra Camera e Senato, ad esempio, le 12 interrogazioni Stop 5G in difesa dei malati da elettrosmog sono state prodotte da parlamentari 5 Stelle, Misto, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Liberi e Uguali, così non c’è differenza di colori nelle 13 Regioni (interrogazioni da Misto e liste civiche in Valle d’Aosta e Umbria, dalla Lega in Veneto, 5 Stelle e PD in Lombardia) e nei Comuni in cui il wireless è passato sotto l’occhio del ciclone (tra le 125 amministrazioni ufficialmente per la precauzione, e non solo, in tema di partiti, movimenti e liste civiche c’è davvero di tutto, da Forza Italia a San Benedetto del Tronto a Firenze riparte a sinistra in Toscana).
Ma il 5G è anche motivo di termometro e terremoto politico interno, soprattutto nel MoVimento 5 Stelle: se come causa della caduta del primo Governo Conte s’è fatta avanti l’ipotesi della non gradita svendita orientale sulla Via della Seta perpetrata dall’ex Vice Premier Luigi Di Maio, non è un caso che alcuni parlamentari pentastellati siano stati defenestrati dal movimento proprio in concomitanza con le loro partecipazioni alle conferenze dell’Alleanza Italiana Stop 5G (vedi i casi delle deputate Sara Cunial, Veronica Giannone e Gloria Vizzini), mentre nel Consiglio Comunale di Torino per via di Intelligenza Artificiale e 5G Aldo Curatella ha recentemente abbandonato la maggioranza della giunta Appendino, così come nel municipio di Trento il consigliere d’opposizione Andrea Maschio (referente regionale Stop 5G e promotore del co-finanziamento pubblico della ricerca) è fuoriuscito, polemico, dai 5 Stelle optando per una lista civica. Sempre in Trentino Alto Adige, ma per le amministrative di primavera, si prepara infine il movimento Vox Italia del filosofo Diego Fusaro: raccolte firme Stop 5G nella provincia di Bolzano e appello ai sindaci per la moratoria.
Capitolo Europa. Nelle ultime elezioni per Bruxelles incassati migliaia di voti di preferenza dalla nota scienziata Fiorella Belpoggi, nel Parlamento Europeo i pericoli del 5G sono invece a cuore di Verdi e alcuni europarlamentari socialisti, mentre all’estero nelle più recenti elezioni s’è assistito ad un crescita di canditati e programmi contro l’Internet delle cose: in Inghilterra il partito nazionalista-euroscettico UKIP ha chiesto una moratoria nel Regno Unito, mentre in Irlanda del Nord il movimento indipendente Sinn Fèin (sinistra, social-democratico, repubblicano) suggerisce al Governo uno studio indipendente sugli effetti socio-sanitari del 5G.
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