di Param Shiva Singh
La premessa è che non è un libro facile, da leggere a giorni alterni nei minuti prima di coricarsi. Costruzione ragionata, lessico e contenuti (tra filosofia e vari ambiti di scienze e medicine tradizionali) ne fanno un testo di assoluto valore, adatto ad un pubblico dotto e curioso, ricercatori dell’ignoto forti di una (solida) consapevolezza che ambiscono a spingersi lì dove l’antica saggezza millenaria dei rishi si ritrova nell’analisi quantistica. “La mente in ayurveda. I fattori che determinano il destino di un individuo” (Anima Edizioni) è il prezioso volume di Bruno Renzi, psichiatra e psicoterapeuta capace di collegare la sconfinata ricerca dell’Io negli insegnamenti di Maharishi Mahesh Yogi, smarcatosi dal riduzionismo scientista dell’ortodossia dell’era dei Lumi: “L’universo emerge attraverso un processo dinamico e sequenziale di rottura della simmetria dal livello basilare all’esistenza, che è un livello di pura coscienza”.
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Attingendo dai campi morfogenetici del biologo Sheldrake, dal campo unificato akashico del filosofo Laszlo (data base eterico olografico) e dalle scoperte rivoluzionarie sul DNA come antenna elettromagnetica di biorisonanza, tra numerose citazioni vediche Renzi scandaglia gli insegnamenti della medicina ayurvedica per spiegare i fattori determinati di fenotipo, temperamento, destino e progetto esistenziale di ogni essere umano, immerso in un flusso coscienziale definito: “nelle medicina ayurvedica – scrive l’autore – vengono descritti fattori che intervengono nella determinazione della struttura di personalità: alcuni sono post-natali, altri prenatali e fra questi fattori che hanno una loro qualificazione in un periodo preconcezionale”. Per Renzi il Sé è come un’atmosfera trascendentale e metafisica che circonda l’uomo, senza limiti di spazio né tempo: lo si può cogliere negli stati di meditazione, seguendo la strada del proprio destino.
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