Palermo, clamorosa protesta: donna Elettrosensibile barricata (in auto) davanti al Sindaco: “Basta Wi-Fi, chiedo misure urgenti per sopravvivere!”

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di Maurizio Martucci

Bagheria, costa palermitana, 48 ore fa. In attesa delle inesplorate irradiazioni di Muos e 5G, davanti il palazzo comunale un’azzurra Fiat Punto staziona come in sit-in: tappezzata di manifesti bianchi con scritte olografe, vergate con cuore a pennarello, l’appello al Sindaco Patrizio Cinque è di trovare, in tempi rapidi, una soluzione per risolvere un’intollerabile condizione ambientale: “La salute è un bene primario. Il Wi-Fi non è tutela della Costituzione, la salute si!” E ancora: “Chiedo misure urgenti che mi permettano di sopravvivere. Adesso. Non posso più aspettare”.

 

Protagonista della clamorosa protesa è Yvelyse Martorana, 48 anni, docente, gravemente preda dell’Elettrosensibilità, l’invisibile malattia d’Era Elettromagnetica. Già la scorsa estate, per via dell’aria irrespirabile, per un mese era fuggita di casa, riparando proprio nell’auto. Giovedì l’ostinata indifferenza dei suoi vicini, incuranti nell’abuso del legalizzato wireless (avvertiti hot spot accesi pure di notte!), l’hanno spinta a richiedere all’amministrazione comunale di intervenire “verso i condomini del suo palazzo – riporta un sito locale, dando notizia della paradossale vicenda di Bagheria – almeno nelle ore notturne spengano i Wi-Fi che le creano ulteriori problemi di salute”. Infatti, così come mostrato nel docu-film Sensibile, nonostante l’ostentata negazione dei più, con la vulgata in radiofrequenza non siamo tutelati nemmeno tra le mura amiche. E la gente soffre, gli elettrosensibili per primi. Giorno e notte.

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Ad accompagnare Yvelyse nella contestazione è il suo compagno Andrea, portavoce delle sacrosante rivendicazioni in una lettera scritta dalla donna elettrosensibile (è affetta anche da Sensibilità Chimica Multipla, l’altra faccia della medaglia dell’intossicazione): Trovare punti verdi, cioè dove il segnale wireless arriva debole, è quasi impossibile – riporta il testo, chiarendo i valori misurati con uno strumento per rilevazioni elettromagnetiche – e quando li trovi, ti ci attacchi come una cozza. Io, siccome sono fortunata, li ho trovati nel cortile condominiale e così finora ho trascorso lì quasi intere giornate, soprattutto da quando nelle uniche stanze del mio appartamento, dove il segnale era verde, qualcosa è cambiato”.

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Poi è Andrea a precisare le condizioni vissute da Yvelyse come torture:Abbiamo grossi problemi con il condominio a causa dei Wi-Fi presenti nel palazzo e di un ripetitore di telefonia mobile posizionato a 500 metri di fronte al nostro appartamento. Stiamo cercando delle alternative abitative ma abbiamo grosse difficoltà.” E ancora: “Abbiamo chiesto al Sindaco un’ordinanza ad hoc che salvaguardi il diritto della mia compagna di stare dentro il suo appartamento senza per questo subire danni alla salute. La mia compagna ha bisogno di aiuto perché viviamo una non vita, costretti a stare fuori dall’appartamento parecchie ore al giorno per scaricare il cervello dalle onde elettromagnetiche e alleviare il terribile mal di testa che non l’abbandona da quasi un mese. Noi la battaglia contro l’elettrosensibilità l’abbiamo già cominciata da un pezzo ma, ripeto, abbiamo bisogno di aiuto.

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Per informare l’opinione pubblica, denunciando correttamente l’invisibile e ubiquitario pericolo sanitario, la tenace Yvelyse fa un implicito riferimento al mio ultimo libro-inchiesta ‘Manuale di autodifesa per elettrosensibili” (Terra Nuova), quando nella lettera aperta afferma che “se andate in libreria (non su internet, vi prego, i libri sanno ancora darci delle risposte), trovate notizie che multinazionali e istituzioni non vogliono darvi o vi spiegano solo in parte.” Il nodo della questione, tra diritto d’impresa privata e tutela della salute pubblica, è di giustezza centrato dall’insegnante quando, Costituzione alla mano, afferma che “il Wi-Fi ha diritto di cittadinanza più di un essere umano! Allora, se sto male, sarò io a dovermene andare da qui, a vagare in cerca di un luogo per me ospitale, chissà dove, e con quante spese a mio carico? E tutto questo perché? Perché ci hanno persuasi che senza connessione veloce non possiamo più vivere, anche se ci fa ammalare, anche se fa ammalare i nostri figli”.

5G locandina A5

Abbiamo provato a contattare il Sindaco di Bagheria Patrizio Cinque (classe 1985, rinviato a giudizio della procura di Termini Imerese per abuso d’atti d’ufficio e falso si è autosospeso dal Movimento Cinque Stelle), ha comunque lasciato intendere che s’adopererà per individuare una ragionevole soluzione con i legali dell’amministrazione. Restiamo alla finestra facendo un nodo: torneremo sulla vicenda! Infine, all’indomita Yvelyse giunge la solidarietà del Comitato No Wi-Fi Toscana e dal Comitato No Wi-Fi Days. Come sicuramente tanti altri lettori di Oasi Sana, anche le associazioni dei malati la invitano a proseguire nella civile lotta in difesa degli elementari e inalienabili diritti: “Le siamo vicini, sappia che con lei c’è tutto il popolo italiano consapevole del pericolo elettromagnetico. La sua forza è la nostra, non mollare: siamo tutti Yvelyse Martorana!”

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