Terapia Chelante per liberarsi dai pericolosi metalli pesanti (e tossici)

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di Maurizio Martucci

Graffiano i vasi sanguigni, sciolgono i nervi, si mimetizzano nel tessuto connettivo. “I metalli tossici sono come il prezzemolo e certi politici. Sono dappertutto, non se ne vanno mai e causano qualche problema”. Con metodo validato da numerosi studi internazionali e autorevoli riferimenti bibliografici di omotossicologi di fama, ne ‘La Terapia Chelante, disintossicarsi dai metalli tossici’ (Macro Edizioni) la dottoressa Fiamma Ferraro scrive di rischi e pericolosi inquinanti presenti nei prodotti e alimenti di uso comune, lasciandosi ad un ampio commento sulle più accreditate terapie per liberare l’organismo dall’accumulo di metalli pesanti e tossici onnipresenti (alla faccia del progresso e del cosiddetto benessere dei consumi!).

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Viviamo in un mondo tossico, ma non dobbiamo per forza vivere in un corpo tossico”. E’ sotto gli occhi di tutti, giusto, ma come fare per liberarcene? Se si possono cambiare le abitudini alimentari facendo a meno di ingurgitare ‘carne intensiva’ infarcita di ormoni-antibiotici-sulfamidici (ecco il boom dei vegan/vegetariani), di mangiare pesce al metilmercurio, frutta e verdura ai pesticidi (l’altro boom riguarda il mercato biologico e di agricoltura naturale), bere acqua all’arsenico, degustare vino al piombo, respirare formaldeide liberamente nell’aria (la cosa, capisco, non è semplice per chi vive in città!), abbandonando cosmesi nocive da sintesi chimiche e accessori sgasanti ftalati, si può anche intraprendere un complesso percorso di rigenerazione del corpo con trattamenti chelanti mirati, capaci di legare ed espellere neurotossine e metalli dannosi per la salute, presenti (certificano le ricerche riportate nel testo) pressoché in ognuno di noi. Ma facciamo attenzione.

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Sono poche le condizioni cliniche – sostiene l’autrice – nelle quali una terapia chelante mirata non apporti dei benefici”. Le somministrazioni di sintesi acide (Edta, Dmps) non sono però prive di effetti collaterali, mentre per l’uso di agenti naturali (vitamine e antiossidanti) e protocolli terapici personalizzati (glutatione, zinco) il consiglio di un medico curante che ci segue (nella diagnosi prima e poi nella terapia) è fondamentale. Così come è importante la depurazione fisiologica assistita (digiuno, sudorazione, sauna a raggi infrarossi), periodici clisteri o irrigazioni del colon (idrocolonterapia) e l’idroterapia alcalina ionizzata per eliminare l’acidosi metabolica (acqua, Ph +7): fattori che possono svolgere un ruolo importante nel raggiungimento del benessere.
Leggendo le pagine di Ferraro si inizia a familiarizzare con le tecniche che possano combattere i veleni incorporati più o meno inconsapevolmente negli anni (state attenti ai pericolosi amalgami dentali: anche per rimuoverli l’odontoiatra deve seguire un rigido protocollo di protezione, altrimenti si rischia un reintossicazione ancor più rischiosa!). Il problema però, chiosa giustamente Ferraro, nasce quando il sintomo viene sbrigativamente liquidato (spesso anche dal medico curante!) come causa di stress o psicosomatizzazione, ignorando apertamente l’intossicazione dell’organismo: il fatto “è che i sintomi (dell’intossicazione) vengono quasi sempre trattati esclusivamente con farmaci vari, senza prendere minimamente in considerazione i metalli tossici”. Appunto!

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