Golpe elettromagnetico, sindaci e assessori protestano. Dopo il sit-in degli attivisti Stop5G e gli appelli di scienziati e medici, adesso anche i primi cittadini e le giunte comunali esprimono le loro preoccupazioni sugli emendamenti presentati nel disegno di legge cd. Concorrenza che, se approvati, farebbero schizzare l’elettrosmog di ben 110 volte, passando dalla media nelle 24 ore degli attuali 6 alla più elevata media dei 61 V/m. Sulla scia dell’azione intrapresa negli ultimi anni dall’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia, dalla Rete dei Sindaci per la moratoria 5G e degli oltre 600 Comuni che tra il 2019 e il 2020 hanno approvato atti amministrativi contrari all’avanzata dell’Internet delle cose prima del bavaglio liberticida del Governo Conte bis, nuovi appelli provengono ora dalla provincia bolognese e da Rimini. “No all’innalzamento dei limiti per soddisfare esigenze di carattere puramente economico, appello alla massima riflessione di tutte le più alte sfere istituzionali. Lo sviluppo tecnologico è possibile anche con gli attuali limiti di esposizione.” E’ parte della lettera scritta da Luca Albertazzi, Sindaco di Dozza (Bologna), indirizzata nei giorni scorsi ai componenti della X Commissione permanente del Senato, dov’è in discussione il provvedimento più elettrosmog che, se trasformato in legge, “aprirebbe invece a situazioni di difficile gestione per le amministrazioni locali, che sul campo devono autorizzare le singole installazioni, in un contesto in cui il principio precauzionale è assolutamente importante“, come commenta Anna Montini, assessore all’ambiente del Comune di Rimini.


Afferma il Sindaco emiliano di Dozza: “Preoccupano le pressioni esercitate negli ultimi tempi dalle compagnie telefoniche nelle diverse sedi istituzionali italiane per innalzare sensibilmente quei parametri di legge che oggi certificano la soglia limite dell’inquinamento elettromagnetico a 6 V/m, tra i più cautelativi e quindi virtuosi d’Europa, contro i 61 V/m richiesti dai rappresentanti delle TLC. Il tutto mascherato dalla presunta esigenza di un mancato accesso paritario al mercato o da uno svantaggio competitivo per gli stessi operatori impossibilitati all’utilizzo di siti di cui le società già dispongono sul territorio. Esistono studi, dalla significativa valenza tecnica, che certificano come i limiti di legge attuali non costituiscano affatto un deterrente per la realizzazione delle reti e per perseguire l’obiettivo della parità delle condizioni di accesso al mercato per gli operatori economici. Non solo. Limiti più alti significano dunque, per i gestori delle torri, avere la possibilità di ospitare su meno pali molti più operatori ma con un evidente risvolto negativo proprio in termini di diffusione dei servizi. Le reti dei diversi operatori tenderebbero, infatti, ad avere tutte le stesse zone di copertura con il risultato inevitabile di determinare zone con scarsa, o nulla, copertura a discapito dello sviluppo di zone già depresse. (…) La parità di accesso è assicurata da una parità di trattamento in termini di valutazione delle esigenze dei diversi operatori economici che, attraverso la presentazione dei loro programmi di sviluppo delle reti, consentono all’Ente Locale di svolgere un’adeguata pianificazione strategica del territorio. Un modo per individuare le soluzioni che, garantendo la qualità dei servizi, meglio rispondono ai criteri di armonizzazione e minimizzazione. Per tutti gli operatori contemporaneamente e senza disparità alcuna”.
Prosegue poi l’assessore all’ambiente del Comune di Rimini: “alla base della richiesta di aumentare i limiti in Italia ci sarebbe la necessità di eliminare quello che viene considerato un ostacolo alla concorrenza tra operatori del mercato, alla luce dei limiti più alti fissati da altri Paesi europei che adottano criteri meno cautelativi in materia. Secondo i rappresentanti del settore delle telecomunicazioni, gli attuali limiti di legge costituirebbero uno svantaggio competitivo per gli operatori poiché impedirebbero di utilizzare i siti di cui le società già dispongono sul territorio. Ho già espresso in passato un forte scetticismo nonché la preoccupazione per questa strada che già recentemente il Parlamento non aveva escluso di intraprendere. E i motivi sono molteplici, a partire dalla prospettiva che il via libera all’innalzamento dei limiti non sia la strada per un mercato più equo e per maggiori benefici per l’intera società, ma aprirebbe invece a situazioni di difficile gestione per le amministrazioni locali“.
Sul fronte politico, si registra poi la presa di posizione del partito 3V, Verità e Libertà: “Il partito 3V si schiera contro gli emendamenti al DDL Concorrenza che prevedono l’aumento dell’elettrosmog e la deregolamentazione selvaggia dell’installazione delle antenne 5G. Dopo che le industrie farmaceutiche si sono arricchite sulla pelle degli italiani con la campagna di vaccinazione di massa, adesso è arrivato il turno delle compagnie di telecomunicazione di fare profitto, ancora una volta, mettendo a rischio la vita delle persone. Gli atti firmati da PD, Lega e Italia Viva aggrediscono la salute, l’ambiente e la sicurezza degli italiani. In questo paese la democrazia è in grave pericolo. Di emergenza in emergenza, la politica dell’affare sta stringendo un cappio intorno al collo della Repubblica italiana. Non possiamo stare con le mani in mano, mentre la regia del Governo mette in atto l’ennesima operazione di compressione delle libertà che, questa volta, si esplica attraverso la limitazione delle autonomie locali e l’attacco al principio di sussidiarietà previsto dalla Costituzione.” Il partito 3V invita poi ad aderire alla mobilitazione permanente proclamata da Alleanza Italiana Stop 5G e, nei giorni scorsi, ha rilanciato il tema all’interno della trasmissione Bentornata Politica in onda sul canale della Web TV The Human Network.
Contrario anche Europa Verde: “È imbarazzante constatare come, nel Decreto Concorrenza in discussione al Senato, siano stati presentati una serie di emendamenti, che, nell’ottica di semplificare ulteriormente le procedure di autorizzazione e installazione degli impianti di telefonia mobile, aumentano i limiti elettromagnetici di 10 volte, smantellano il ruolo dei Comuni e il sistema di tutele a difesa della salute contro l’inquinamento elettromagnetico”. Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, co-portavoce nazionali di Europa Verde affermano che “la soppressione della competenza, attribuita ai Comuni, di minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, unita all’innalzamento dei limiti elettromagnetici da 6 V/n fino al valore di 61 V/m, espone la popolazione all’inquinamento elettromagnetico seppellendo definitivamente il principio di precauzione e da una strategia di prevenzione del rischio per la salute umana. Riteniamo che, al contrario, sia necessario rafforzare il ruolo degli enti locali, i più attenti alla salute dei cittadini e alla tutela delle fasce sensibili della popolazione. E con questa finalità, chiediamo alla Commissione Industria e, successivamente, all’Aula del Senato di intervenire per cancellare le proposte emendative in questione, nella certezza che, qualora dovessero arrivare alla Camera dei Deputati, saremo pronti a dare battaglia“. Tra gli ecologisti, contraria ai 61 V/m s’è detta pure Legambiente, capofila di una manciata di sigle e micro-comitati locali.
Sempre sul fronte al di fuori delle aule parlamentari, si dicono contrari al 5G e all’innalzamento limiti d’elettrosmog anche i partiti Forza del Popolo, Onda Civico Trentino e SìAmo. Mobilitati infine i fuochi di resistenza di R2020 che hanno condiviso l’appello ai parlamentari promosso dall’Alleanza Italiana Stop 5G.

Crado che sia arrivato il momento di bloccare questo falso progresso che ci sta portando all’ autodistruzione .
BASTA
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