di Maurizio Martucci
L’Alleanza Italiana Stop 5G scrive ai Comuni d’Italia per promuovere nell’autofinanziamento pubblico una ricerca scientifica indipendente per studiare gli effetti su ecosistema e salute delle inesplorate radiofrequenze del 5G, prive di valutazione sanitaria. Per evitare si sottoporre 60 milioni di italiani in un’incomprensibile e colpevole salto nel buio, la manovra per la precauzione approvata dal Consiglio Comunale di Trento su iniziativa dell’Ing. Andrea Maschio (relatore nel recente convegno internazionale in Parlamento, referente del Trentino Alto Adige per l’alleanza) ha già fatto proseliti nel Comune di Baceno (Verbania-Cusio-Ossola). Mentre altre amministrazioni, ricevuto l’invito, stanno valutando la proposta, in assenza di un pronunciamento da parte del Ministero della Salute (anche dopo la mozione approvata alla Camera).
Ma arriva la riposta dal Comune di Milano, attraverso Roberta Cocco, Assessora alla Trasformazione digitale e Servizi civici: mettendo in copia il Sindaco Giuseppe Sala, la Cocco risponde all’invito dell’autofinanziamento pubblico della ricerca senza mettere un solo euro nel bilancio, coprendosi dietro le arcinote posizioni negazioniste, perorate dall’arcinota associazione privata con sede in Germania che si ostina a non considerare gli effetti non termici, cioé biologici e dannosi delle radiofrequenze, glissando sugli aggiornamenti disponibili in letteratura biomedica che invece dimostrano l’esatto contrario: “In merito all’esposizione ai campi elettromagnetici – scrive Roberta Cocco – l’ICNIRP (International Commission on Non Ionizing Radiation Protection) – l’organismo ufficiale che collabora con l’organizzazione mondiale della Sanità, World Health Organization (WHO), e del Lavoro, International Labour Organization (ILO) sulle tematiche relative alla protezione di cittadini e lavoratori dagli effetti della esposizione a radiazioni non ionizzanti – ha emanato negli anni una serie di Linee Guida riguardanti numerose tipologie di esposizione ai campi elettromagnetici. Queste Linee Guida rappresentano il massimo riferimento scientifico a livello mondiale del settore e sono raccomandate dall’Unione Europea (raccomandazione 1999/512/CE e direttiva 2013/35/UE) per l’adozione nei quadri normativi dei Paesi membri. Va ricordato che le indicazioni dell’ICNIRP sono continuamente oggetto di aggiornamento, sulla base delle nuove conoscenze, ed i valori di soglia indicati nella prima formulazione delle Linee Guida, risalente al 1998, sono stati confermati sino ad oggi.“
In chiusura della nota, la frase ad effetto: “Si segnala, altresì, che Arpa riferisce, sulla base delle prime verifiche effettuate dalla stessa, che il 5G utilizza frequenze più alte del 4G e per questo il segnale dovrebbe esser ancor meno inquinante e nocivo.” Avete letto bene? Si, proprio così: secondo l’assessora Cocco l’Agenzia regionale per la protezione ambientale avrebbe d’incanto anche competenza sanitaria, considerato che sulla scorta di non meglio precisato parare ARPA Lombardia si finisce per sostenere – come riporta l’assessora meneghina – un diverso grado di nocività del 5G rispetto al 4G che, a questo punto, anche dal Comune di Milano sanno benissimo essere nocivo ed inquinante! Ma per carità. Al di là di congiuntivo, ipotetiche e subordinate sanitarie per una tecnologia totalitaria e altamente impattante (dovrebbe, potrebbe, forse, sembra, etc..), è chiaro che con affermazioni di questo tono ci troviamo davanti all’ennesima porta girevole, allo scarica barile all’italiana, roba da carta vince, carta perde: navigano al buio, ma soprattutto stanno giocando sulla pelle degli (ignari) italiani.
Perché il Comune di Milano Smart City non ha intenzione di finanziare uno studio scientifico indipendente, come per altro già messo in bilancio a Trento, per capire cosa succederà ai milanesi col 5G irradiato a pieno regime? (in sovrapposizione, per altro, con 2G, 3G, 4G e Wi-Fi….)
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