Alessandro Maurri, sopravvissuto al cancro da cellulare, denuncia: “Il ministro Bonafede conosce il danno, sul 5G perché tace?” Le amnesie del Governo (voltagabbana) ESCLUSIVA OASI SANA

di Maurizio Martucci

Amnesie, dietrofront, repentino cambio strategico. Quanto di buono fatto all’opposizione non è più valido al Governo. Lo dimostrano il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il Ministro della Salute Giulia Grillo e il sottosegretario all’Ambiente Salvatore Micillo: che valutazione e gestione dei pericoli socio-sanitari del 5G siano un problema interno al MoVimento 5 Stelle l’avevamo capito, ma che ci fosse ben altro e (pure di più), alla prova dei fatti apre una voragine politica interna alla maggioranza che non può passare sotto traccia. Ci troviamo difronte ad un vero e proprio salto della quaglia, di cui nell’urna gli elettori legittimamente chiedono il conto (le ultime regionali lo dimostrano). Leggete con attenzione: “In Italia, molte persone di ogni età, sesso e classe sociale, si trovano ad affrontare l’elettrosensibilità senza sostegno (….) quali iniziative di competenza per il monitoraggio, la gestione e la prevenzione della elettrosensibilità abbia intrapreso o intenda intraprendere il Governo”?  Lo affermava il 28 febbraio 2017 all’ex ministra Beatrice Lorenzin proprio Salvatore Micillo in un’accorata interrogazione parlamentare, diventata carta straccia per lo stesso Micillo una volta che – solo nel dicembre 2018, quindi non un millennio dopo – rispondendo ad un’altra interrogazione parlamentare a firma della sua collega pentastellata Sara Cunial, da alter ego nel dicastero ambientale improvvisamente si dimentica degli elettrosensibili, traccheggiando sulla presunta (perché non dimostrabile né dimostrata) sicurezza del 5G sciorinando studi vecchi e inadeguati.

Giulia Grillo strenua oppositrice dell’elettrosmog siciliano del MUOS ce la ricordiamo tutti, così come tutti abbiamo avuto il tempo di valutare la sua (imperdonabile) inerzia ponziopilatesca sui pericoli sanitari del 5G a cui vorrebbe esporci senza contromisure né controlli di sorta, nonostante in Germania si voglia promuovere uno studio preliminare sui pericoli del 5G prima di mettere all’asta le radiofrequenze (l’esatto opposto di quanto commesso in Italia).

Ma il caso di Alfonso Bonafede, se vogliamo, è ancora più clamoroso, se non altro perché la denuncia arriva dalla viva voce di un sopravvissuto da cancro da cellulare, uno di quei malati che certe farneticanti audizioni vorrebbero eliminare, come se non esistessero. Ma invece lo si sappia, i danneggiati da elettrosmog esistono eccome: “Il Ministro di Giustizia e collega di partito e di governo Di Maio e Giulia Grillo ha il dovere di gridare ai suoi sodali come all’opinione pubblica, dall’alto della sua posizione, una verità che ha potuto toccare con mano. Ora più che mai con la minaccia del 5G abbiamo terribilmente bisogno di voci ‘fuori dal coro’ che ristabiliscano un minimo di decenza informativa a salvaguardia della salute pubblica”.

La clamorosa denuncia arriva da Alessandro Maurri, l’ennesimo caso di un cittadino risarcito nelle aule di tribunale per cancro da elettrosmog: per salvarlo, in sala operatoria gli hanno aperto la testa come un arancio, poi nel 2017 il Tribunale di Firenze sezione Lavoro ha condannato l’Inail all’indennizzo in rendita per inabilità permanente dovuta a malattia professionale nella misura del 16% per un neurinoma ipsilaterale del nervo acustico (un tumore dell’ottavo nervo cranico diagnosticato nel 2014) dopo aver “prestato attività lavorativa presso varie imprese, svolgendo mansioni che comportavano il prolungato uso di telefoni cellulari”. Nella causa vinta in primo grado che ha fatto parlare il mondo (attualmente è in corso l’appello) Maurri è stato assistito niente di meno che proprio dall’avvocato Bonafede. “Ho conosciuto Alfonso nel maggio 2010 – ricorda Maurri in esclusiva per OASI SANA ero insieme ad altri fiorentini proprietari di immobili lungo il tracciato del previsto sotto attraversamento TAV avevamo accolto la proposta del suo Studio Legale di tutela danni a persone e cose ricorrendo in Tribunale preventivamente l’inizio lavori”.

Prima dell’insorgenza della patologia tumorale, Maurri usava il cellulare per circa 2-3 ore al giorno, proprio per lo svolgimento delle mansioni lavorative, dal 1994 al 1997 con tecnologia TACS, poi dal 2005 quelli della generazione GSM e fino al 2007 l’UMTS. “Tale periodo” sostiene il consulente tecnico d’ufficio medico-legale D’Antonio nella perizia depositata in giudizio, “valutando affidabile la ricostruzione storica e anamnestica effettuata su ricorrente, può essere considerato sufficiente sia da un punto di vista del periodo dell’esposizione che dell’intensità, soprattutto in riferimento ai primi anni, nel corso dei quali è stato utilizzato un apparecchio di comunicazione mobile di prima generazione, basato cioè su segnali analogici, in una fase storica del fenomeno ‘telefonia mobile’ nel quale il numero, ridotto, delle stazioni base necessarie a veicolare i segnali trasmessi dal telefono cellulare, obbligava ad elevati livelli di potenza per mantenere la connessione (potenza adattiva)”. Questo quanto emerso nel processo telefonino=cancro seguito dall’attuale Guardasigilli.  

Ma allora, Maurri, cosa ricorda dell’incontro con Bonafede?

Il 27 novembre 2011, fresco di exeresi neurinoma, vidi la storica puntata di Report sui danni da esposizione a radiofrequenze, e facendo uno più uno, mi riconobbi nel caso di Innocente Marcolini. Scrissi il giorno successivo una mail ad Alfonso, esponendogli l’ipotesi di richiesta riconoscimento malattia professionale, conoscendo la sua esperienza in campo emoderivati e danni alla salute in genere. Egli rispose dicendo che ‘in astratto’ i termini per la causa certamente c’erano, e così partimmo.”

Intanto, però, Bonafede da avvocato aveva iniziato la sua scalata in politica…..

Fino alla nomina parlamentare del febbraio 2013, è stato il mio unico referente nella preparazione del ricorso, presentato nel maggio 2014 anche a firma Avv. Paolo Maresca. Ha continuato comunque a seguire la pratica anche dietro le quinte, compatibilmente con i crescenti impegni a Roma, perché non era una causa come le altre”.

RIPRODUZIUONE CONSENTITA, CITANDO FONTE E AUTORE

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