Teatro tra mito e spiritualità: i Milòn Mèla dell’India

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di Maurizio Martucci

 

L’esibizione teatrale della compagnia Milòn Mèla (un laboratorio culturale di Shantiniketan, nella zona rurale del Bengala) riannoda le trame del tempo in una sospensione mitologica tra musiche, maschere e canti dell’orientale patria della spiritualità millenaria: “Così come lo Yoga è unione, noi fondiamo nel teatro le nostre esibizioni senza mediazioni. La spiritualità nasce dentro l’uomo: la mostriamo così come c’è stata tramandata”.

Fondatore e direttore delle attività è Abani Biswas, nel 1979 stava nel progetto multiculturale del Teatro delle Sorgenti del regista polacco Jerzy Grotowski: da lì ha avuto inizio un percorso multidisciplinaTeatriore culminato nel 1990 con la costituzione del Theatre House, una comunità di 40 persone (la gran parte artisti) in autoproduzione secondo i principi del Mahatma Gandhi, dove arti e tradizioni di induismo, buddismo e sufismo si fondono armoniosamente per un’avvolgente recitazione dal vago sapore mistico, esportata d’estate in diversi paesi d’Europa. Temi e raffigurazioni sono quelli che l’UNESCO oggi annovera nel patrimonio immateriale mondiale dell’umanità: “Terminati gli studi, ai nostri discenti diciamo: adesso inizia la vostra vita, per avere una piena conoscenza del proprio corpo – spiega con tono saggio Biswas, parlandomi dei contenuti dello spettacolo – Ci esibiamo in diverse attività artistiche prese da cinque parti dell’India Canti, musiche e danze sono dei Baul del Bengala e di Gotipua dall’Orissa, mentre le forme di saluto e combattimento si rifanno all’arte marziale del Kerala dei Kalaripayattu. Nello spettacolo c’è anche l’esibizione di un master insegnante di Hatha Yoga, Visvajit Giri, un sadhu tantrico che si esibisce in asana con mudra e recitazione di mantra. Poi i balli dei Templì indù, la Danza del Fuoco e quella dei Chhau con maschere e acrobazie in un repertorio di storie tratte dai testi classici Mahabharattha, Bhagavadi Gita, Purana e Ramayana. Infine l’accompagnamento dei danzatori con tamburi, flauto e cimbali.”

 

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