di Maurizio Martucci
Una sentenza storica e rivoluzionaria potrebbe invertire la narrazione sull’elettrosmog. In Renania il Tribunale amministrativo superiore di Coblenza (Oberverwaltungsgericht – OVG) ha ordinato un’attenta analisi sulla valutazione dei limiti soglia d’inquinamento elettromagnetico per accertarne la corrispondenza negli effetti sulla popolazione. “Il nostro ricorso ha avuto esito positivo. Ci aspettiamo ora una controversia tecnica“, esulta l’Avv. Sibylle Killinger. Toccherà infatti al tribunale di Magonza pronunciarsi, già stabilito che i limiti vigenti in Germania sono “del tutto inadeguati per proteggere la salute umana.” E’ la prima volta che la magistratura entra nel merito della legittimità dei limiti. Se, nel nuovo processo, i giudici dovessero dare ragione alla coppia di cittadini ricorrenti in giudizio contro l’installazione di un’antenna della Deutsche Telekom, verrebbe infatti automaticamente sconfessato il paradigma negazionista del danno biologico professato dalla privatistica Commissione Internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP) su cui – per altro – si è recentemente basato il Governo Meloni per aumentare l’elettrosmog in Italia. “I tempi sono maturi per nuovi valori limite“, affermano in Germania dove il tetto è fissato a 61 V/m nonostante gli aggiornamenti indipendenti dalla lobby del wireless evidenziano prove schiaccianti sui gravi pericoli in atto. Intanto gli attivisti tedeschi Stop 5G stanno prendendo spunto dalla recente sentenza di Coblenza per intentare nuove azioni legali su più regioni, chiedendo una “moratoria sull’espansione della comunicazione mobile a livello locale“. L’obiettivo è fermare lo tsunami invisibile prima nei land e poi a livello nazionale.
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Tsunami 5G – LA TECNOGABBIA di Maurizio Martucci
Questa la storia. Difesi dall’Avv. Killinger, specializzata in cause contro le antenne, nel 2021 una coppia di residenti a Bodenheim, (Renania vicino Magonza), porta in giudizio la Telekom per bloccare l’installazione di un’antenna a Mittelgewann, pensata a 430 metri dalla loro abitazione. Il primo procedimento si conclude negativamente il 1° Marzo 2023, nonostante i giudici affermano di considerare i limiti vigenti come “del tutto inadeguati per proteggere la salute umana“. L’errore per il rigetto dell’istanza è però stato formale. “La causa relativa alla legge sulla lotta contro l’inquinamento è stata respinta. Motivazione: presunti errori formali nella precedente corrispondenza.” La coppia di tecnoribelli non si da per vinta e ricorre in appello presso il Tribunale amministrativo superiore di Coblenza che il 21 Aprile 2023 accoglie la loro domanda e il 23 Maggio 2024 sentenzia, annullando la prima, rinviando nuovamente la controversia al Tribunale amministrativo di Magonza per una nuova decisione che, stavolta, dovrà considerare anche l’adeguatezza dei limiti d’elettrosmog. E qui si apre tutta una nuova partita, dall’esito imprevedibile e tutt’altro che scontato. “Abbiamo integrato, approfondito e analizzato le affermazioni sugli studi National Toxicology Programm (NTP) e dell’Istituto Ramazzini – al sito di attivisti diagnostic:funk dichiara l’Avv. Sibylle Killinger – contenute nella relazione del Technology Assessment Committee. Inoltre, abbiamo spiegato i danni ai cromosomi causati dalle radiazioni radio, come mostrato nel nuovo studio ATHEM-3 . E abbiamo citato il nuovo studio dell’OMS sugli effetti negativi delle radiazioni dei cellulari sulla fertilità maschile. Tutti gli studi sono di altissimo livello scientifico. Gli studi Ramazzini, ATHEM-3 e OMS dimostrano che le radiazioni dei telefoni cellulari sono dannose per la salute al di sotto dei valori limite. Lo studio NTP conferma questo risultato. Con la presente dimostriamo che i valori limite non tutelano il diritto fondamentale all’integrità fisica.” Non ricerche negazioniste conflitte da interessi con la grande industria, ma prove indipendenti.
Commissione internazionale (ICBE-EMF): “l’elettrosensibilità è una crisi umanitaria che richiede una risposta urgente”

L’unicità della recente sentenza tedesca sta nel fatto che nei tribunali della Germania da oltre 22 anni non si registrava una controversia sostanziale sui possibili rischi per la salute umana derivanti dall’irraggiamento del wireless: solo nel 2023 il Comitato per la valutazione tecnologica del Bundestag ha pubblicato un rapporto che solleva dubbi sulla legalità dei limiti. Adesso il tribunale di Magonza dovrà pronunciarsi nel merito. Tutto è possibile e se dovesse confermare la legittimità dei controversi e contestati limiti ICNIRP, il terzo grado di giudizio sarà il Tribunale amministrativo federale di Lipsia. Questo dichiarano le parti, disposte ad arrivare fino in fondo. “La prima riguarda i cosiddetti procedimenti pendenti – enunciando le tre straordinarie novità emerse dal giudizio, chiarisce l’Avv. Killinger – dove qualcuno ha già intentato una causa contro un ripetitore di telefoni cellulari e il procedimento per qualche motivo non è ancora stato concluso. In tali procedimenti i ricorrenti possono fare riferimento alla sentenza del Tribunale amministrativo superiore di Coblenza e, se necessario, anche chiedere la sospensione del procedimento – fino alla conclusione del procedimento in tutti i gradi. È qui che dovrebbe essere decisa la legalità dei valori limite.“
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Tra quanti accusano di posizioni retrograde e antiscientifiche le linee guida dell’ICNIRP che fissa il massimo di densità di potenza per l’elettrosmog a 61 V/m (posizione adottata – tra l’altro- dagli Stati Uniti d’America, dall’Unione europea, Germania e Italia ma non da Russia, India e Cina) c’è la battagliera Commissione internazionale sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici (ICBE-EMF) che, in un documento di 249 pagine pubblicato nel 2023, afferma come “i risultati scientifici invalidano le ipotesi sanitarie alla base dei valori limite della FCC (Federal Communication Commission, USA) e dell’ICNIRP per le radiazioni a radiofrequenza e le conseguenze del 5G”, chiedendo la revoca e la ridefinizione dei valori limite per l’esposizione alle radiazioni radio ad alta frequenza perché la loro determinazione si basa su presupposti errati e non proteggono la salute pubblica né l’ambiente. Come noto, dopo circa 30 anni dall’adozione di limiti cautelativi a 6 V/m, da fine Aprile scorso per la prima volta in Italia è stato aumentato l’elettrosmog nella media giornaliera dei 15 V/m che però nascondono pericolosissimi picchi diurni a 61 V/m, vigenti (nella misurazione dei 6 minuti e non nelle truffaldine 24 ore dell’anomalia tutta italiana) solo in Portogallo, Spagna, Francia, Irlanda, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Finlandia, Estonia, Cipro.
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Già nel 2018 ben 244 scienziati indipendenti hanno affermato che le linee guida dell’ICNIRP non proteggono la salute ma la lobby e l’industria: “Le linee guida dell’ICNIRP non comprendono l’esposizione a lungo termine e gli effetti a bassa intensità (e) … non sono sufficienti a proteggere la salute pubblica. Numerose pubblicazioni scientifiche recenti hanno dimostrato che i campi elettromagnetici colpiscono gli organismi viventi a livelli ben al di sotto della maggior parte delle linee guida internazionali e nazionali. Gli effetti includono un aumento del rischio di cancro, stress cellulare, aumento dei dannosi radicali liberi, danni genetici, cambiamenti strutturali e funzionali del sistema riproduttivo, deficit di apprendimento e memoria, disturbi neurologici e impatti negativi sul benessere generale nell’uomo. I danni vanno ben oltre la razza umana, poiché vi sono prove crescenti di effetti dannosi per la vita vegetale e animale “. L’ICNIRP è un ente privato e non pubblico con sede in Germania e finito molte volte nell’occhio del ciclone per ripetuti scandali e conflitti d’interessi scoperti in capo a diversi suoi appartenenti. A cominciare dal fondatore, Michael Repacholi, costretto alla dimissioni dopo aver ricoperto ruoli importanti anche nell’OMS per il quale ha guidato il Progetto internazionale sui campi elettromagnetici. Sminuendo, ovviamente, il pericolo da elettrosmog. Solo che, riconoscendo il nesso concausale tra radiofrequenze e insorgenza del tumore cranico del neurinoma del nervo acustico, nel 2020 la Corte d’Appello di Torino ha sentenziato contro l’INAIL sostenendo che “gli autori degli studi indicati dall’INAIL, nominativamente elencati, sono membri di ICNIRP e/o di SCENIHR, che hanno ricevuto, direttamente o indirettamente, finanziamenti dall’industria. (…) L’ampia letteratura scientifica citata ed applicata dai Consulenti d’Ufficio, del tutto indipendente, deve quindi ritenersi affidabile, così come le conclusioni, a livello epidemiologico, a cui essa è pervenuta” Cioè, anche per i giudici di Torino l’ICNIRP non è attendibile. Restiamo alla finestra per vedere cosa succederà in Germania.
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