Salvo Pogliese (condannato per peculato), l’identikit di chi vuole aumentare l’elettrosmog in tutta Italia: è amico di Adolfo Urso, titolare della manovra – FOTO E DOCUMENTI – ESCLUSIVA OASI SANA

di Maurizio Martucci

Domenico Antonio Pogliese, detto Salvo, 51 anni, commercialista con laurea in economia e commercio, l’intera trafila fatta nel perimetro della destra politica, dall’impegno giovanile tra Fronte della Gioventù (MSI) e Azione Studentesca (AN), fino al traghettamento nel PdL e poi sotto l’ala protettiva di Berlusconi in FI (“lascio Forza Italia, non esprime più valori di una destra politica“), come nella parabola del figliol prodigo tornato però dalla fiamma tricolore, in Fratelli d’Italia. Insomma, dai comizi eretici di Giorgio Almirante all’investitura governativa di Giorgia Meloni, passando per il ‘bagno a Fiuggi’ di Gianfranco Fini, in mezzo l’elezione a consigliere della Regione Sicilia (è stato pure Vicepresidente dell’assemblea regionale), quella all’EuroParlamento di Bruxelles ma pure l’elezione a Sindaco di Catania e Città Metropolitana etnea, finendo senatore alle ultime nazionali, tra polemiche e scandali. Questo il curriculum di poltrone e incarichi di Salvo Pogliese, primo firmatario dell’emendamento già vagliato dall’Ufficio Legislativo del Senato e prossimo al voto finale nella 9^ Commissione di Palazzo Madama (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare) per innalzare in tutta Italia l’elettrosmog (irraggiamento di possibili agenti cancerogeni, come rimarcato dall’appello dei scienziati) dai prudenziali e cautelativi (ma già non pienamente protettivi) 6 V/m ai più pericolosi e alti 15 V/m. Una Commissione in partenza blindata dagli Urso sherpa, guidata da FdI e con Carlo Calenda (tanto per intenderci) a far l’opposizione. Vabbè… 

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Tifosissimo del Catania, non solo per il clamoroso al Cibali (“Torniamo in serie C, fra i professionisti. Una gioia immensa per chi ha sempre amato visceralmente questi colori“, scrive su Facebook per festeggiare l’ultima promozione calcistica), nel martirio del magistrato palermitano Borsellino, amico del giudice Falcone, Salvo Pogliese trova l’icona della lotta alla mafia, posiziondosi senza ambiguità dalla parte dello Stato (“mai abbassare la guardia contro la mafia; lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri figli, alle generazioni future; lo dobbiamo, soprattutto, a uomini come lui. Onore a Paolo Borsellino“), finito però dentro un’inchiesta giudiziaria per peculato, indagine chiaccherata e culminata in due sentenze penali di condanna al carcere: 4 anni e 3 mesi in primo grado, riformati in 2 anni e 3 mesi nella recente pronuncia della Corte d’Appello di Palermo. Ha ovviamente annunciato ricorso in Cassazione. Ma cosa ha combinato? Spese pazze‘, insomma pazza gioia coi soldi pubblici al tempo in cui era all’assemblea regionale insulare, nel 2014 la Procura indagò – come riporta l’ANSA – per aver Pogliese acquistato “borse di lusso, gioielli, auto. E persino i soldi impiegati per pagare multe, fumetti e pandori come emerse dagli accertamenti dei finanzieri del nucleo Tutela spesa pubblica del Nucleo di polizia economico-finanziaria“. 

In applicazione della Legge Severino, per ben due volte è stato sospeso dalla carica di Sindaco di Catania,  dalla Corte Costituzionale poi dichiarate non fondate le questioni di legittimità. Una brutta vicenda che però non è riuscita ad intaccare l’amicizia storica con Adolfo Urso, un binomio evidentemente sancito sin dai lontani tempi del movimentismo di destra giovanile, condiviso il Fronte della Gioventù con l’atlantista di ferro che studiò pure a Catania, l’attuale amico di Ucraina e Israele, oggi il vero ambasciatore in America di Fratelli d’Italia, l’ex presidente del COPASIR (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica di controllo sull’operato dei servizi segreti), attuale Ministro delle Imprese e del Made in Italy nel Governo di Giorgia Meloni. Si, perché se Pogliese esegue, è Urso a spingere senza tregua per favorire il 5G nello tsunami elettromagnetico: “si è scelto con le stesse modalità del DPCM nella stessa direzione da tutti condivisa“, aveva fatto intendere quest’estate dall’alto del suo piedistallo al Mimit. A Ferragosto era saltato a Palazzo Chigi il golpe elettromagnetico, adesso Pogliese ci riprova con un emendamento a Palazzo Madama. Manca poco al colpaccio!

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Urso e Pogliese li si vede spesso insieme e, appena scende in Sicilia, Adolfo il Cavaliere di Terza Classe dell’Ordine al merito per l’Ucraina (“Per un significativo contributo personale al rafforzamento della cooperazione interstatale, al sostegno della sovranità statale e all’integrità territoriale dell’Ucraina, alla divulgazione dello Stato ucraino nel mondo“) si fa puntualmente trovare a braccetto con l’amico Salvo, sua longa manus tra i siculi. Come nel convegno di domenica scorsa a Catania, “L’Italia vincente” per incensare i risultati ottenuti dal primo governo di destra della storia della Repubblica italiana. C’era pure Sebastiano Musumeci detto Nello, ministro per la protezione civile e per le politiche del mare. Applausi dalla claque.

Ecco perché non c’è affatto da meravigliarsi se poi Pogliese si è fatto trovare pronto e sull’attenti, scattante al momento della richiesta del ministro delle imprese per stralciare con un emendamento truffaldino una delle norme più cautelative al mondo in tema di protezione da elettrosmog: al tempo in cui era Sindaco di Catania, Salvo aveva già temporeggiato per poi cestinare la mozione approvata dal Consiglio Comunale sulla moratoria municipale per il 5G, mozione presentata dal consigliere Daniele Bottino, tre anni fa con la lista Enzo Bianco, oggi invece capogruppo di Fratelli d’Italia nel Palazzo degli Elefanti. Tutto il mondo è paese: “L’ amministrazione fermi il 5G nel 2020 ripeteva Bottino quando oltre 600 comuni d’Italia approvarono la moratoria per difendere la salute pubblica da una sperimentazione senza prova del rischio zero ritengo che a Catania si stia sottovalutando la questione 5G. Bisognerebbe adoperarsi con tempestività per intraprendere le giuste precauzioni sull’individuazione dei luoghi della mappa delle installazioni degli hotspot Wi-Fi nella città di Catania. Il mio intervento non è una mera opposizione alla tecnologia ma una concreta valutazione delle ricadute socio-sanitarie“. Parole al vento, perché da primo cittadino – in mezzo a sospensioni e successive dimissioni (era il 29 Luglio 2022, appena un anno fa, lasciò baracca e burattini al Commissario straordinario nominato a ridosso delle elezioni nazionali del 25 Settembre 2022, quando con un colpo di bacchetta magica è diventato senatore) – Pogliese s’è sempre girato dall’altra parte, la stessa che oggi lo trova primo firmatario dell’emendamento 15 V/m. Tutto torna. “Pogliese se ne fottedenuncia dei cittadini sempre del 2020  I cittadini etnei si uniscono contro il 5G, raccogliendo 800 firme, per dire no all’installazione delle antenne. Nonostante l’azione effettuata dal comitato cittadino “Vulcania Ambiente”, il sindaco di Catania Salvo Pogliese fa orecchie da mercante. Una volta, negli anni ’80, i catanesi per il vecchio quartiere del “Pigno” lasciato in stato di abbandono e trascurato dall’amministrazione municipale, scrissero sui muri della città contro il sindaco dell’epoca, Salvatore Micale, “…Il Pigno muore e Micale se ne fotte…”. Questa volta il silenzio è, invece, assordante. Mentre il parallelismo calza a pennello.

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Adesso manca solo l’approvazione della 9^ Commissione del Senato in sede referente e poi l’emendamento sarà nel Decreto sulla Legge annuale mercato e concorrenza 2022, avviato il percorso per l’iter parlamentare col voto in Aula e i 120 giorni prima del DPCM Meloni a regolamentare i nuovi limiti soglia a livello nazionale. Uno vero e proprio salto nel buio, uno tsunami elettromagnetico legalizzato – se non dovesse saltare tutto come però ci si augura – nei primi mesi del 2024. Voluto non certo per facilitare tecnicamente il 5G, sia chiaro: può benissimo funzionare agli attuali 6 V/m rilevati nelle 24 ore e la manovra Urso-Pogliese nasce solo ed esclusivamente per assecondare la pressione della lobby nell’annosa trattativa Stato-Telco dal valore di 4 miliardi di euro da scontare sulla pelle degli italiani (tutti). Come infatti riporta anche l’appello last-minute di Ecoland ai senatori membri della Commissione, “occorre, piuttosto, chiedersi perché il mondo delle Telco spinge con insistenza per ottenere limiti meno stringenti, a fronte di una letteratura scientifica ed epidemiologica che ne sconsiglierebbe un approccio elastico. Altre saranno le ragioni a fondamento di questa crociata contro il mantenimento dei 6 V/m. Il nodo principale, che sta a cuore agli operatori tlc, è sicuramente il paventato esborso di cifre consistenti (circa 4 miliardi di euro) per la realizzazione di nuove infrastrutture o l’adattamento (reingegnerizzazione) di quelle esistenti, per ospitare le tecnologie di nuova generazione, qualora non si addivenga all’aumento dei limiti (fonte Asstel). L’innalzamento dei limiti, anche per valori non prossimi al massimo consentito, determinerebbe – sempre secondo Asstel – l’espandibilità delle infrastrutture esistenti, evitando di saturare lo spazio elettromagnetico, con benefici per l’ambiente (meno impianti, meno impatto sul paesaggio). Si deve obiettare, tuttavia, che il fabbisogno stimato dagli stessi operatori, che si battono per utilizzare le infrastrutture esistenti, ai fini della implementazione della nuova tecnologia 5G in Italia, ammonta a circa 8 mila nuove torri e 50 mila micro-celle (small cells). Si tratta, a nostro avviso, di una contraddizione non trascurabile, che inficia la credibilità delle affermazioni dei sostenitori dell’aumento dei limiti a tutti i costi.” Appunto. Questa la verità. Evviva Falcone e Borsellino!

In corso una trattativa Stato-lobby telefonica per favorire il 5G – IL FATTO QUOTIDIANO

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