Una giungla d’antenne nella Capitale, Roma individua 1.131 siti sensibili – ELENCO

Scuole di ogni ordine e grado, dagli asii nido e l’infanzia fino all’Università. Residenze sanitarie assistenziali per anziani e persone non autosufficienti. Parchi pubblici con aree gioco per bambini e ludoteche. Ospedali, orfanotrofi e case famiglia. Infine oratori parrocchiali, case di riposo, centri di cura e diurni: con Delibera di Giunta Capitolina l’amministrazione di Roma guidata dal Sindaco Roberto Gualtieri ha censito e individuato 1.131 siti sensibili sui quali è richiamata la minimizzazione del rischio – in applicazione del principio di precauzione sancito dell’Unione europea – per la localizzazione, l’installazione e la modifica degli impianti di telefonia mobile e tecnologie assimilabili. L’obiettivo è “minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico” per proteggere dall’elettrosmog “i bambini in tenera età, gli adolescenti, i malati, gli anziani e le persone diversamente abili“.

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La manovra è stata adottata nel rispetto della legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici (Legge 22 febbraio 2001, n. 36 e smi) che il Governo Meloni potrebbe tentare però nuovamente di smantellare nell’innalzamento dei limiti soglia d’inquinamento ambientale. Il tutto in favore del 5G e della lobby delle telecomunicazioni. Come si legge nel sito di Roma Capitale, “oltre alla tutela della salute dei cittadini, la schema di Regolamento è finalizzato alla protezione dei beni di interesse storico, artistico, culturale, paesaggistico, ambientale e naturalistico prevedendo, tra l’altro,  interventi di rilocalizzazione degli impianti, il loro accorpamento su strutture di supporto comuni o all’interno di siti dedicati e la riduzione del numero complessivo delle installazioni, compatibilmente con le esigenze di copertura delle zone servite dagli impianti e fatto salvo il rispetto dei limiti di campo elettromagnetico.

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Nel 2019 l’ex Sindaco di Roma Ignazio Marino (giunta di centro-sinistra proprio come oggi quella guidata da Gualtieri) in uno sfogo sui social scrisse: “entrando a Roma ho rivisto la distesa di antenne e ho ripensato all’orgoglio che provai, non solo da sindaco ma anche da medico, quando approvammo, nel 2015, la delibera per regolamentare la distribuzione delle antenne nella Capitale al fine di ridurre i pericoli per la salute dei cittadini esposti alle onde elettromagnetiche. Così oggi sono andato a cercare che fine avesse fatto quella delibera che nei fatti è come una legge. Non è stato fatto nulla nonostante che persino la Magistratura (TAR) abbia sottolineato l’importanza del provvedimento. Si tratta di un provvedimento che non costa nulla al Comune di Roma. Chi lo governa dovrebbe solo applicarlo e farlo applicare alle Aziende. Ma, ovviamente, alle Aziende non interessa applicarlo, e questo si comprende perché costa denaro: dunque, nasce un interrogativo. Chi siede in Giunta e in Consiglio Comunale della Capitale d’Italia, maggioranza e opposizione, non ne chiede l’applicazione perché per qualche motivo non vuole disturbare le Aziende, oppure perché non ha a cuore la salute dei cittadini, o semplicemente perché non ha mai studiato e quindi non sa neanche che la norma esiste? Sarebbe interessante conoscere quale delle tre è la risposta giusta“.

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I siti sensibili sono stati oggetto anche del pronunciamento della magistratura amministrativa. Nel 2013 il Consiglio di Stato (secondo grado di giudizio, cioé l’appello dopo il TAR) pronunciandosi sul regolamento edilizio del Comune di Venezia, “laddove pone il limite minimo di metri 50 dell’impianto di telefonia mobile, dai siti c.d. sensibili“, ha però ribadito come “l’interesse sotteso alla minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici si deve tradurre in regole ragionevoli, motivate e certe, poste a presidio di interessi di rilievo pubblico, ma non può dissimulare norme di radioprotezione aggiuntive o peggiorative dei già cautelativi e rigorosi limiti all’uopo posti, in modo unitario per tutto il territorio della Repubblica, dalla normativa statale“.

Tornando al caso di Roma, nel 2020 in Piazza del Campidoglio si ricorda l’ultima manifestazione di protesta promossa dai comitati Roma Stop 5G e Lazio Stop 5G per fermare quella che molti tra scienziati e medici reputano essere un vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio dal quale nessuno può sfuggire. Solo nell’annus horribilis di lockdown e restrizioni delle libertà, nella Città Eterna vennero installate 700 nuove antenne, molto probabilmente oggi in un numero complessivo che dovrebbe arrivare tra le 6.000 e le 7.000 circa per una città ribattezzata come discarica elettromagnetica d’Europa: nessun’altra capitale o area metropolitana vanta infatti un numero così impressionante di stazioni radio base, tralicci e pali irraggianti l’invisibile pericolo, tanto più adesso che avanza il programma della Smart City nella Città dei 15 minuti e ZTL allargata voluta proprio dalla giunta Gualtieri. Un cambio di paradigma nell’ennesima restrizione delle libertà di spostamento.

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