Comuni d’Italia ufficialmente #Stop 5G, quota 100 è vicina

di Maurizio Martucci

Tutto ha avuto inizio dalla storica Risoluzione di Vicovaro. “Emergenza politica di precauzione” il titolo del 1° meeting nazionale Stop 5G: nove mesi fa, l’Alleanza Italiana Stop 5G aveva ben chiara la strategia da adottare. Se una parte di politica (il Governo) acriticamente obbediente ai desiderata delle aziende ha creato lo spauracchio elettromagnetico del 5G, un’altra parte di politica precauzionale, inversa e contraria alla prima (gli Enti locali), può assumere un ruolo a tutela della salute pubblica, stimolata dall’azione continuativa e capillare promossa dal basso dal movimento nazionale Stop 5G, affiancato dall’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia (ANPCI), ovvero l’asso dei Sindaci dei centri sotto i 15.000 abitanti.

E così è stato, un grande risulto: prima di Vicovaro non solo non esistevano amministrazioni italiane per la moratoria e la precauzione, ma non c’erano nemmeno cittadini e amministratori a conoscenza dei reali pericoli socio-sanitari di un esperimento elettromagnetico a cielo aperto che non ha precedenti nella storia dell’umanità. L’omertoso muro di gomma, creato ad arte di chi aveva l’obiettivo di perseguire la sperimentazione a colpi di spot pubblicitari tenendo ignara la popolazione del lato oscuro del wireless possibile cancerogeno, venne caparbiamente aggredito per la prima volta esattamente un anno fa: con la prima azione di crowdfunding, l’Alleanza Italiana Stop 5G acquistò un’intera pagina di denuncia su un quotidiano nazionale, poi spazi radio pubblicitari e infine maxi-affissioni nelle Smart city. Il viatico iniziale su cui si regge il successo della straordinaria mobilitazione nazionale unitaria Stop 5G del 5 Novembre 2019, dentro e fuori il Parlamento, caso più unico che raro nel mondo.

Comuni d’Italia ufficialmente Stop 5G: manco a farlo apposta, la prima opposizione fu approvata in un municipio della Capitale, come a voler dare l’esempio per il resto della penisola. Poi a ruota, una dopo l’altra, municipalità che, a vario titolo, hanno iniziato a comprendere il rischio del 5G approvando atti per la precauzione, supportati dall’incisività di cittadinanza attiva, petizioni popolari, raccolte firme, tenuti centinaia di incontri e convegni informativi. Ad oggi, esattamente 270 giorni dopo la Risoluzione di Vicovaro, da nord a sud Italia isole comprese si contano ben 168 prese di posizione e atti presentati in ogni sede istituzionale, tra dichiarazioni di contrarietà, ordini del giorno e interrogazioni parlamentari di Camera dei Deputati e Senato della Repubblica (12, più una mozione per la moratoria nazionale cassata dal Parlamento), mozioni e interrogazioni in Regioni (11), province (3) e Comuni. Di questi 168 atti e azioni, ben 141 sono arrivati dai Comuni italiani. E in 86, tolti quelli respinti o ancora da discutere, sono stati ufficialmente approvati, comprese le 19 Ordinanze urgenti e contingibili emanate da impagabili Sindaci, dalla provincia di Cuneo fino a Caltanissetta. Insomma, una media significativa. E s’avvicina sempre più quota 100. E a questo punto, oltre che tecnologico per un futuro elettrizzato, il 5G diventa sempre più un problema politico e di partecipazione democratica. Se 100 Comuni dichiarano apertamente la secessione dall’Internet delle cose.

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Sia chiaro: il dato è frutto di un aggregato che fonda su un approccio eterogeneo e diversificato, centrato però sull’unanime consenso nei rischi per ambiente e umanità derivabili dal 5G. Tra le big, si sono espressi i consigli comunali di Roma (Municipio XII), Torino, Firenze, Bologna e Catania. Ogni mozione ha una storia a sé, un iter diverso dall’altro, un contenuto diverso dall’altro. La municipalità romana, ad esempio, ha dichiaratamente bocciato il 5G apertamente sponsorizzato invece in Campidoglio, mentre sotto la Mole sono state approvate azioni di monitoraggio ambientale, sottolineando il grado di preoccupazione per gli effetti delle inesplorate radiofrequenze a microonde millimetriche, atteso l’aggiornamento della riclassificazione per la cancerogenesi dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. Ma c’è di più: perché una mozione approvata in Consiglio o Giunta Comunale, così come una delibera o un ordine del giorno approvato dalla maggioranza o all’unanimità di consiglieri o assessori, non sono in grado di arrestare lo tsunami del 5G sul territorio, trattandosi esclusivamente di meri atti formali d’indirizzo politico, che magari impegnano il Sindaco ad esserne sensibile, a proteggere i suoi concittadini in maniera più concreta. Cosa diversa sono invece le Ordinanze del Sindaco, cioè l’emanazione di una decisione assunta dal primo cittadino, responsabile della tutela socio-sanitaria sul territorio amministrato. L’ordinanza sindacale, giurisprudenza amministrativa alla mano, è infatti l’unico strumento capace di fermare il 5G. Ma deve essere motivata, ben istruita dall’ufficio tecnico, corredata da sufficienti elementi probanti in grado di reggere in un’eventuale ricorso alla magistratura amministrativa a cui potrebbe ricorrere, evidentemente, chi ha interessi legittimi divergenti rispetto all’esclusiva linea ispirata al principio di precauzione.

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C’è poi l’opzione del Regolamento e del cosiddetto Piano per le Antenne: sono strumenti previsti dall’art. 8, 6° comma della Legge Quadro sulla protezione dai campi elettromagnetici, n° 36 del 2001, che affida ai Comuni la facoltà di adottare un Regolamento ‘per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti radioelettrici, di radiodiffusione e di telefonia mobile nonché al fine di minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici’, strumento che, se accompagnato dal Piano settoriale urbanistico, offre ai Sindaci la possibilità di governare il fenomeno di ‘antenna selvaggia’, evitando, attraverso un’oculata pianificazione, il far west elettromagnetico. Ma sia Regolamento che Piano Antenne non possono, se non in via del tutto temporale, fermare certo l’avanzata del 5G. Ecco perché finire a quota 100 grazie ad altre ordinanze del Sindaco sarebbe cosa buone giusta. Anche prima della mobilitazione mondiale Stop 5G indetta per Sabato 25 Gennaio 2020.

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