
di Annalisa Buccieri (Stop5G Lazio)
Nel marasma di informazioni di ogni giorno, mi balza all’occhio la locandina del 5G Italy, la seconda edizione del meeting previsto per il 3-4-5 Dicembre 2019 a Roma (ospitato presso la sede del CNR in Piazzale Aldo Moro). Da ricercatrice che ha trascorso lunghi anni in un Dipartimento di Scienze Sociali, e dunque avvezza a convegni, conferenze in grande, anche patrocinate dal Centro Nazionale Ricerca, per qualche istante ho creduto di trovarmi di fronte a un’iniziativa intellettualmente onesta per discutere a vario titolo di uno standard che porterà cambiamenti cruciali negli stili di vita, di apprendimento, di relazione e quant’altro. Ho invece immediatamente dopo constatato che il punto di vista adottato per strutturare l’evento è unilaterale e pertanto – non dico volutamente – ingannevole.
Sulla home page del CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per Telecomunicazioni), principale promotore del meeting, campeggia lo slogan “INVESTIAMO NEL VOSTRO FUTURO”. Resto basita. Quale, di grazia? Quello dei bambini che già adesso manifestano diminuzione del quoziente intellettivo (si veda, tra l’altro, lo studio di lungo periodo dei norvegesi Bratsberg e Rogemberg, pubblicato nei Proceedings of the National Academy of Sciences, 2018) e crescita esponenziale, quotidianamente riscontrabile, dei disturbi dell’attenzione, dell’apprendimento, del comportamento, della sfera emotiva, dello spettro autistico (questi ultimi passati in vent’anni dallo 0,3% all’1,5%; ovviamente questione da valutare da più angolature, ma certo non irrilevante in questa sede). Leggete Bambini Digitali. L’alterazione del pensiero creativo e il declino dell’empatia. Un testo molto semplice ma di ampie vedute, che anche chi vive e lavora in un solitario orizzonte ipertecnologico può sfogliare senza troppi traumi per ampliare la sua prospettiva. Oppure quello dei bambini malati di cancro nella scuola californiana di Ripon dopo tre anni di esposizione diretta alle radiofrequenze (quattro bambini, più tre insegnanti. Più due bambini piccolissimi che vivevano vicino alla Stazione Radio Base della scuola, ora rimossa)? Parlate di E-Health. Un abominio, permettete. Qualcuno ci spieghi che interesse potremmo avere ad ammalarci tutti per farci poi curare tramite l’E-Health. Vini Kurana, neurochirurgo australiano pluripremiato, già negli anni Novanta descriveva le radiofrequenze come un “problema con ricadute molto più gravi dell’amianto e del fumo, specificando che «non basteranno i neurochirurghi per operarli tutti» (cfr. Riccardo Staglianò, Toglietevelo dalla testa, ChiareLettere). Già nessun problema, tanto avremo i chirurghi “condivisi” che agiscono a distanza tramite la longa manus del 5G.
In quale sezione del meeting verranno trattati i serissimi rischi legati alla salute? Quali esponenti della classe medica sono stati invitati? Perché qui siamo davvero a un bivio: la mettiamo la salute, bene primario – ricordiamolo – costituzionalmente tutelato, al primo posto oppure no? Perché se si decide – com’è sacrosanto – di tutelare la salute pubblica e dei soggetti più deboli in particolare secondo il principio del primum non nocere, allora il 5G va fermato. Senza mezzi termini. Procedendo in senso contrario si sovverte il sistema dei valori, ponendo disvalori al primo posto e tramutando diritti inalienabili in ostacoli da rimuovere.

Vi chiederete quale sia la letteratura scientifica da cui prendo spunto. Il legame tra radiofrequenze e cancro, con riferimento agli standard precedenti, è stato ormai comprovato sperimentalmente. L’Istituto Ramazzini, fiore all’occhiello della ricerca indipendente, a seguito dei lunghi studi sui ratti guidati dalla Dott. Fiorella Belpoggi (non entro negli aspetti tecnici, invito a consultare direttamente la fonte) sta lanciando appelli senza fine per il rischio legato a tumori cerebrali e cardiaci, swannomi maligni in particolare, rarissimi tumori al cuore di cui è stato riscontrato un significativo aumento. Agli stessi esiti è giunto il National Toxicology Program statunitense. Così Lennart Hardell, con la sua nutrita equipe di scienziati, Olle Johansson, Martin Pall. È ufficiale che la classificazione IARC delle radiofrequenze sarà modificata entro pochi anni, “promuovendole” a cancerogeni probabili oppure certi, obiettivo per cui Hardell preme da tempo. L’ultimo rapporto ISS, che viene usato per smentire la micidiale correlazione, è chiaramente fallace e inadeguato a tutelare la salute pubblica, nonché non privo di ambiguità. Su questo invito a prendere atto della petizione promossa dai medici italiani dell’ISDE, nella persona del presidente del comitato scientifico Agostino Di Ciaula, tesa a smascherare un cosiddetto rapporto scientifico che potrebbe farsi latore di gravi danni.
Segnalo che in Canada, all’Università di Lakehead, sono state disattivate tutte le centraline Wi-Fi perché – si legge sul portale dell’Ateneo – è provato che le onde elettromagnetiche provocano disturbi comportamentali. A Parigi il Wi-Fi è stato disattivato in quattro biblioteche. A Firenze a gennaio 2019 il giudice ha imposto la disattivazione immediata dell’impianto Wi-Fi in una scuola per tutelare la salute di un minore. Sempre a gennaio il Tar del Lazio ha imposto ai Ministeri di Salute, Ambiente e Istruzione di informare sui rischi per la salute correlati ai campi elettromagnetici. In Italia si parla di 1.8 milioni di persone malate di elettrosmog; in Svezia gli elettrosensibili riconosciuti sono 250.000, e ricevono un contributo dallo Stato. Lungi dall’essere una categoria fittizia.

Non entro nella questione della sicurezza, che sarà affrontata nel meeting. Rimando solo, tra le molteplici possibilità, agli interventi di Diego Fusaro, filosofo e saggista (“È la società del controllo di Deleuze. Superati URSS e Hitler”) e del giurista Ugo Mattei: “Perché non ci permettono più di cambiare la batteria del telefonino”.
Orbene, capisco che si tratta di un meeting di settore, in cui prevalgono determinati interessi scientifici e legato inevitabilmente a interessi economici, ma gli effetti del 5G riguarderanno tutti, nessuno escluso. I nostri figli pagheranno, per fare spazio all’Internet delle Cose, che rappresenta una deriva tecnologica, una gravissima perdita di senso, di umanità. Mantenere un sufficiente livello di consapevolezza sociale, anche se scomodo a chi decide per tutti, diventa ineludibile, salvifico, per generare ancora intelligenza creativa, capacità di stupirsi, indipendenza di pensiero, salute collettiva a un livello accettabile, tecnologia compatibile con la vita.
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