
di Maurizio Martucci
Obiettivo dichiarato: irradiare 7.917 comuni italiani, principalmente 3.407 piccoli centri. Volendo estremizzare, suona come una dichiarazione di guerra. Elettromagnetica. “Nell’era del 5G la connessione a Internet deve essere considerata un diritto fondamentale di ogni cittadino alla stregua dell’acqua”. Passi la bontà del Web nell’accezione originaria di libera informazione circolare (se usata con la connessione via cavo, Internet è sicuro per la salute), ma l’accostamento del wireless, cioè delle radiofrequenze (possibili cancerogene dal 2011 per l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ad un bene primario come l’acqua e ai diritti fondamentali del cittadino, beh… allora risuona davvero come un oltraggio, se non come un vero e proprio affronto alla tutela della salute pubblica (e pure all’intelligenza umana delle persone!).

Incurante della richiesta di moratoria avanzata dall’alleanza italiana STOP 5G anche in sede parlamentare, incurante pure della recente condanna dello Stato per mano dei giudici amministrativi del TAR Lazio, giustamente severi nella vicenda ‘elettrosmog-corretta informazione dei rischi sanitari’, dopo la firma nel Decreto del 23 Gennaio 2019 il vicepremier e ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio in questi giorni ha mandato una lettera autografa ai Sindaci italiani (lettera che in esclusiva OASI SANA pubblica in versione originale) invitandoli a tuffarsi nell’appetibile torta da 45 milioni di euro per accaparrarsi il loro Wi-Fi pubblico nuovo di zecca da mettere nella piazza municipale. Mèta dell’irradiazione di Stato soprattutto i 138 comuni colpiti nel 2016 dal terremoto (Abruzzo, Umbria, Lazio e Marche) e con popolazione sotto i 2.000 abitanti: verrà stravolto all’accesso il computo attuale dei 24.000 router e hot spot pubblici.

Ricalcando la mossa nel decreto ‘salva Genova’ (crollato il Ponte Morandi, stanziati 2 milioni di euro per Genova 5G come se il wireless fosse la soluzione per sisma e catastrofici cedimenti d’infrastrutture), copiando la controversa delibera dell’AgCom sui 120 piccoli comuni d’Italia destinatari della capillare sperimentazione 5G, col progetto Piazza Wi-Fi Italia si minaccia ulteriormente la qualità dell’aria pubblica, compromessa, sempre più elettrizzata e inquinata, già seriamente colpita dal temuto tsunami del wireless di quinta generazione.

Se non fosse tutto così tragicomico, sembrerebbe un film horror con finale già scritto, essendo coinvolta la salute di milioni di persone. Il ministro della Salute Giulia Grillo latita sul tema, ignorati gli appelli di medicina ambientale e scienziati protagonisti delle ricerche più avanzate sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici. Così Di Maio tra 5G e Piazza Wi-Fi Italia procede veloce come nessuno mai prima di lui ed elettrizza in maniera multipla, ubiquitaria e capillare l’intero territorio italiano, avvolto da pericolose radiofrequenze.
Le onde elettromagnetiche del Wi-Fi sono infatti una struttura composta da microonde e da radiofrequenze. Sono stati misurati livelli allarmanti di radiazioni nelle vicinanze di router Wi-Fi, dei punti di accesso Wi-Fi e di computer portatili connessi al Wi-Fi: ad esempio a 2 metri di distanza sono stati riportati livelli fino a 3.000 μW/m², a 0,2 metri di distanza da un router Wi-Fi invece 8,8 V/m = 205,000 μW/m², mentre da un punto di accesso Wi-Fi sono stati misurati 7,5 V/m = 149,000 μW / m². Un accreditato studio internazionale ha poi misurato 27,000 μW/m² a 0,5 metri di distanza da un computer portatile. Secondo ‘Le Linee Guida della Building Biology Evaluation’, questi livelli (oltre 1.000 μW/m²) sono classificati come una “estrema preoccupazione.” Perché? Ciascuna di queste frequenze comporta una tossicità perché stimola la produzione di radicali liberi, interferisce con i geni responsabili della vitalità cellulare e interferisce con il corretto funzionamento di diversi organi, come il sistema nervoso centrale e quello riproduttivo. L’interazione di queste frequenze con i sistemi viventi è grave quando avviene a basse dosi a causa della loro pulsazione, causa di un costante cambiamento di potenziale elettrico a livello cellulare.

Sulla pericolosità nella presenza ubiquitaria del segnale Wi-Fi va chiarito che, anche se non lo si utilizza, essendo un segnale sempre attivo, continua ad irradiare continuamente coloro che i quali, ignari o meno, si trovano sul suo raggio d’azione, indipendentemente da una connessione in Internet o di una trasmissioni dati attraverso telefonini cellulari, smartphone, computer collegati senza fili o tablet. Ecco perché siamo tutti soggetti a rischio! Quando poi il segnale Wi-Fi è in uso l’irraggiamento colpisce in modo più acuto chi lo sta usando in quando il suo dispositivo mobile diventa a sua volta un’antenna ed espone l’utente ad un campo vicino da radiofrequenza.
Infine, come comunicato dal sito del MISE, 1.000 comuni hanno già aderito al progetto promosso anche dall’associazione nazionale dei comuni italiani, aggregato di sindaci: “Anche Anci aderisce a Piazza WiFi Italia, promuovendo tra i suoi associati il progetto e le modalità di partecipazione, che si inserisce nel solco delle azioni di sviluppo locale mirate ad invertire la tendenza allo spopolamento dei piccoli Comuni e costituisce un altro tassello per la riduzione del digital divide nei piccoli centri, a favore di cittadini, imprese e turisti”.
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