di Maurizio Martucci
Portare l’Oriente ad Occidente nell’epoca della globalizzazione. L’incontro con una cultura millenaria tradizionale come spurgo, elisir di benessere naturale per vivere in armonia con il proprio Sé tra il kaos multimediale e l’ipercomunicazione ubiquitaria, fagocitante, di oggi. E poi la voce del ‘serpente’ nel suono dei Gong, le vibrazioni musicali terapeutiche, la medicina ayurvedica, i segreti del Tantra e i mistici dello yoga tibetano. Imparare a gestire la salute in naturopatia (senza chimica!) con l’alimentazione, proprio come Ippocrate insegnava dalle nostre parti, tracciando un ponte tra terra e cielo. Lo sfondo ideale per queste riflessioni senza tempo (che però s’addicono – eccome – ai giorni nostri).
“Tu sei molto meglio di un cellulare – dice Hari Simran Singh Khalsa, fondatore della Scuola Guru Charan di riflessologia plantare con approccio meditativo – Ahimè oggi c’è l’elettrosmog, i campi elettromagnetici si scontrano gli uni con gli altri. Prima c’era (solo!) l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, dell’ozono. Ora serve spazio per partecipare al processo di guarigione, eliminando le tossine, predisponendoci al cambiamento”.
L’affondo va sull’edonismo effimero, il consumismo e l’accumulo compulsivo di beni materiali, dove le nuove tecnologie di comunicazione isolano, fingendo di far condividere in modo astratto, schiacciando i cinque sensi in un colpevole vuoto di fantasia che grida Ri-Evoluzione: “Bisogna creare un piccolo vuoto dentro di noi per far entrare la novità – conclude Hari Simran, specializzato nel trattamento di stati di stress e affaticamento del sistema nervoso – il rinnovamento è nella vita, nel nostro bioritmo. La soluzione al paradosso è la tua risposta: capacità sensoriale di sentire il proprio Sé e meditazione”, sagge parole per una ricetta utile a fronteggiare le insidie del Kali Yuga.