“Alla mensa universitaria de La Sapienza di Roma si accede solo tramite Smartphone. Arrivati alle casse infatti, bisogna scansionare il QR Code generato automaticamente dall’applicazione Mensa App. Non basta stamparlo su carta, serve proprio la versione digitale. Da povero preistorico digitale mi viene negato l’accesso, perché ho con me solo un vecchio telefonino che chiama e manda SMS“. E’ quanto riferito da uno studente universitario a cui giovedì 15 Dicembre 2022 sarebbe stato negato ma poi garantito in deroga il diritto al pasto nella storica mensa delle contestazioni extraparlamentari anni ’70 e oggi gestita da Lazio DiSco, ente regionale laziale per il diritto alla studio e alla conoscenza che gestisce il servizio ristorazione in Via de Lollis. “Gli studenti già accreditati accedono attraverso la “DiSCo Mensa App” disponibile per Android e Apple“, si legge sul sito DisCo. E così ad uno studente, sprovvisto di QR Code digitale e Smartphone, succede di vedersi contestare in cassa il pagamento col contante. “Faccio presente che non esiste una legge che obbliga al possesso dello Smartphone (né potrebbe mai esistere). La risposta arriva dopo ben cinque giorni, soltanto in seguito ad un nuovo sollecito.” La DiSCo Mensa App è infatti associala al QR Code generato al termine della procedura di accredito, si tratta dello strumento digitale indispensabile per accedere al servizio ristorazione di tutte le mense del Lazio, non solo quella capitolina. App già al centro di polemiche per una falla informatica registrata in passato, “che mette a rischio i dati dei propri utenti”, dal codice fiscale da cui si può risalire all’ISEE.
Studentessa elettrosensibile costretta al ritiro dall’Università: troppo inquinamento elettromagnetico (e nessuna aiuto dall’ateneo)

“Sono le 14,30, – ripete la testimonianza dello studente, vittima dell’increscioso episodio da società del controllo digitale – raggiungo la mensa universitaria, ho fame e voglio mangiare. Alla cassa, mi viene chiesto nuovamente di esibire il QR Code sullo smartphone, rispondo che ho intenzione di pagare i 3 euro che devo ma non ho lo smartphone. Le cassiere, sostenendo di essere dalla mia parte ma di non aver potere, mi dicono che forse mi possono dare uno smartphone in comodato d’uso (sigh), ma devono chiedere al direttore. Così lo chiamano e lo mettono in vivavoce. Gli faccio presente la situazione, lui non vede il problema, e mi attacca dicendo che sono loro a decidere le modalità d’accesso e noi dobbiamo attenerci ad esse. Gli ripeto che non esiste un obbligo legislativo di smartphone e la mensa è un servizio pubblico, ma lui sostiene che sono l’unico ad aver sollevato il problema e che devo adeguarmi.”
Dalle proteste dello studente ai chiarimenti trascorre solo il tempo di una email. Che arriva nella casella del giovane attraverso l’Ufficio Relazioni con Il Pubblico di Lazio DisCo. Ecco i contenuti: “nell’ambito delle direttive del Ministero della funzione pubblica, e come richiesto dal PNRR, stiamo procedendo alla digitalizzazione dei servizi per garantire un accesso più trasparente e più rapido a tutti gli studenti. Per questa ragione abbiamo abbandonato la procedura cartacea (…) La sua segnalazione rileva comunque una criticità di cui terremo conto per migliorare ulteriormente il servizio: per garantire l’accesso alla mensa anche a quegli studenti che dovessero momentaneamente essere sprovvisti di cellulare, stiamo valutando la possibilità di riaprire uno sportello fisico presso la mensa.”
India digitale: morti di fame, l’ha deciso internet e il riconoscimento facciale – IL TECNORIBELLE
Non appagato dalla risposta di Lazio DisCo, pronta la replica dello studente, consapevole dell’avanzata della cd. ‘nuova normalità‘ partorita dalla transizione digitale e dal grande reset nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza post Covid-19: “Il filo rosso è evidente, le direttive del PNRR, la digitalizzazione e l’obbligo di smartphone, lo strumento attraverso cui l’intero sistema viene gestito e con esso i suoi utenti, gli accessi permessi e negati, i QR Code scannerizzati. Uno strumento che a differenza di una carta d’identità o altro documento, è prodotto da privati con interessi esclusivi di profitto, e viene adottato dal sistema pubblico come fondamento della propria burocrazia. Tutti lo accettano, perché è impossibile farne a meno. E’ un cane che si morde la coda. Lo impongono perché tanto ce l’hanno tutti, ma tutti devono averlo perché lo impongono. Qualcosa non quadra“.
Con le misure adottate dai governi Conte e Draghi, negli atenei italiani era infine montata la protesta del coordinamento degli Studenti contro il Green Pass: cosa faranno ora per l’App nelle mense? Infatti in India, la versione locale del sistema di credito sociale cinese con scansioni dell’iride e fotografia facciale nell’abbinamento con cellulare e Smartphone ha già prodotto morti: niente razione di cibo a chi è senza identità digitale.