di Christina Del Prete (farmacista & terapista complementare)
Diversi studi (nel database PubMed dallo scorso marzo sono stati registrati oltre 300 lavori
sul tema) hanno evidenziato che una carenza di Vitamina D:
- è frequentissima nei pazienti Covid-19 ospedalizzati (1-1a, 8a)
- accresce il rischio di ottenere un risultato positivo del test (2, 3)
- aumenta il rischio di un decorso grave (1a, 4, 5)
- potrebbe rappresentare un elemento prognostico per i decorsi di malattia Covid-19
potenzialmente problematici (6) - è un fattore di rischio indipendente (7, 8a-b)
- accresce il rischio di mortalità (1a, 8-8b)
e che pertanto la somministrazione di Vitamina D potrebbe essere utile a titolo preventivo
nonché terapeutico e abbassare la mortalità (9).
Frattanto sono stati pubblicati 3 studi (1 finora come preprint) che confermano la
diminuzione della mortalità grazie alla somministrazione adiuvante di Vitamina D (10-12).
In mancanza di medicamenti specifici ed efficaci per il trattamento di Covid-19, sarebbe
importante prendere in considerazione anche approcci complementari in grado di
rappresentare valide sinergie. La dott.ssa Linda Benskin, a esempio, nel suo review (8) giunge
alla conclusione che “(…) Il rischio di causare danni con una diffusa integrazione di 2000 IE/d
alla popolazione è praticamente escluso; in compenso potrebbe salvare molte vite.”
Sebbene sia sicuramente auspicabile compiere ancora più studi per confermare gli effetti
positivi della Vitamina D sulla prevenzione e sulla terapia del Covid-19, l’integrazione di
Vitamina D può essere consigliata anche solo sulla base delle raccomandazioni formulate
dalla Commissione federale per la Nutrizione risalenti al 2012, in quanto in Svizzera la
maggioranza degli adulti presenta una carenza di Vitamina D (13-15). Stando al rapporto
della citata Commissione (16) sono necessari 1800-4000 IE/giorno per raggiungere il valore di
75 nmol/l, e come menzionato prima, si potrebbe arrivare a una diminuzione dei test positivi,
delle ospedalizzazioni e dei decessi fissando, per la popolazione, un livello ematico pari almeno
a 75 nmol/l.
Da uno studio svizzero è emerso che la somministrazione di 2000 IE invece di 800 IE in 173
pazienti con frattura all’anca (età media 84 anni) ha comportato una diminuzione del 90%
delle infezioni e una riduzione del 38% dei ritorni in ospedale (17).
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Del resto è vieppiù diffusa l’ipotesi che l’ipovitaminosi D possa svolgere un ruolo in tutto ciò:
in Francia (18) è stata formulata una raccomandazione ufficiale in tal senso, il dott. Karl
Lauterbach, il più noto epidemiologo tedesco, la raccomanda (19) e perfino il dott. Anthony
Fauci la assume come prevenzione (20).
Sono molteplici le caratteristiche della Vitamina D le quali portano a
presumere che la sua assunzione influisca positivamente sui decorsi della
malattia Covid-19 e sulla mortalità:
- la carenza di Vitamina D è un fattore di rischio indipendente di mortalità (all-
cause mortality) specialmente per i diabetici (33, 34) - l’ipovitaminosi D accresce il rischio di infezioni delle vie respiratorie, mentre la
sua integrazione può ridurne l’insorgenza (35-38) - la Vitamina D stimola la formazione della catelicidina, potente peptide endogeno
con azione antimicrobica (39) - la Vitamina D regola la pressione arteriosa
La carenza di Vitamina D porta a un’iperattivazione del sistema renina-angiotensina
(SRA), quindi a patologie renali e cardiocircolatorie quali l’ipertensione. Inoltre essa
rappresenta un fattore di rischio di morte cardiaca improvvisa (40-42). - la Vitamina D ha proprietà antinfiammatorie (abbassa la produzione di citochine
proinfiammatorie e dell’NF-kB, un mediatore per le infiammazioni) (43-45) - la Vitamina D protegge i polmoni (46)
Anche l’ubicazione geografica dei casi porta a presumere una correlazione con la carenza di
Vitamina D. Purtroppo, ovunque nel mondo il livello di Vitamina D lascia molto a desiderare.
In Europa sono soprattutto Paesi quali Svizzera, Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna e
Germania a registrare livelli insufficienti, mentre i Paesi scandinavi, grazie al consumo di pesce
grasso, olio di fegato di merluzzo e complementi alimentari contenenti Vitamina D, registrano
parametri nettamente migliori in inverno e rari casi di grave carenza (47-51).
Last but not least: sicurezza e tossicità della Vitamina D
Spesso si sente e si legge che la Vitamina D è tossica e può causare calcificazioni. Purtroppo
circolano moltissime informazioni false sul tema. Per esempio la Vitamina K2 è sicuramente
un’interessante integrazione, ma non per forza necessaria al fine di evitare un’ipercalcemia.
Innanzitutto è importante sapere che la tossicità è una questione legata al tasso ematico:
finora l’ipercalcemia da sovradosaggio è stata riscontrata solo per un tasso ematico
superiore a 150 ng/ml o 375 nmol/l (21). Si tratta di un valore altissimo, raggiungibile solo
con l’assunzione prolungata di dosi elevate (a es. 40000 IE al giorno) (22). È ritenuto normale
un tasso ematico pari a 75-250 nmol/l o 30-100 ng/ml (21). Sui valori considerati ottimali gli
esperti continuano a discutere, ma almeno su una cosa concordano, ovvero: non c’è
interesse a stare sotto i 75nmol/l. In condizioni di vita naturali, di regola si osservano valori
di c.a 100-150 nmol/l o 40-60 ng/ml (23), ma i bagnini di salvataggio sani hanno valori
perfino di 100-125 ng/ml o 250-312 nmol/l. (29).
Anche l’azione, tra l’altro, dipende dal tasso ematico (24). La Vitamina D non è propriamente
una vitamina, è un ormone. Quasi tutte le cellule (incluse quelle immunitarie) hanno un
recettore della Vitamina D e possono trasformare la Vitamina D3 nella forma attiva 1,25-OH
Vitamina D.
Emivita e dosaggi sicuri secondo EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza
Alimentare) 2012:
- Vitamina D 3 colecalciferolo: 12-24 ore
- 25-OH Vitamina D (sotto forma di deposito): circa 3 settimane
(secondo fonti meno aggiornate, p.es. rapporto CFN, anche 4-6 settimane (16)) - 1,25-OH Vitamina D (Vitamina D forma attiva): circa 2 ore (30)
- UL 4000 IE (EFSA, dosaggio sicuro prolungato anche senza esame del sangue)
- NOAEL 10’000 IE (EFSA, dosaggio che non causa effetti collaterali) (31)
La somministrazione quotidiana è più efficace per il sistema immunitario!!! (30, 35)
In una giornata di sole la pelle può produrre 10000-20000 IE (tutto il corpo, Dose Media di
Eritema). Quella più matura (dai 60 anni) ne produce solo 1⁄4 (25).
La produzione da parte della pelle avviene unicamente da marzo a ottobre (26, 50, 51) e le
fonti nutrizionali di Vitamina D non sono affidabili; stando al rapporto della Commissione
federale per la nutrizione in Svizzera, noi assumiamo mediamente solo c.a 80 IE attraverso il
cibo (27).
Occorre fare attenzione soprattutto con i pazienti affetti da sarcoidosi e ipercalcemia, o
che presentano patologie renali come un’insufficienza. Nel dubbio si raccomanda di
rivolgersi sempre al proprio medico curante o al/la farmacista di fiducia. Sono note
interazioni con alcuni medicamenti, ma di regola il problema è piuttosto che alcuni di questi
abbassano il livello di Vitamina D la quale normalmente non interferisce con altre terapie
quando assunta nei dosaggi normali (quotidiani) e può perfino diminuire i loro effetti
collaterali (28).
Quindi, per la maggior parte delle persone non c’è motivo di temere una prevenzione con
Vitamina D delle infezioni delle vie respiratorie. Di regola il dosaggio necessario per gli
adulti è di almeno 2000 IE al giorno.
A giugno 2020, poi, in Svizzera il limite previsto per la Vitamina D contenuta negli integratori
alimentari venduti liberamente è stato aumentato da 800 IE (20 μg) a 2800 IE (70 μg) (32).
Sicuramente è sempre meglio poter stabilire il tasso ematico prima di un’assunzione, e prima
di averlo definito non si dovrebbero assumere dosaggi superiori a 4000 IE.