di Maurizio Martucci
C’era una volta l’opposizione, un tempo parte avversa di maggioranza, quella che avrebbe fatto di tutto, pure l’impossibile, pur di far cadere il Governo, remando contro corrente. E magari rimandare gli elettori al voto. Come la piazza oggi vorrebbe. Ma non è così. Anche perché in tema di 5G, banda ultra larga e affini, tra Montecitorio e Palazzo Chigi sono tutti concordi. Uniti più che mai. E allora meglio chiamarla opposizione di maggioranza digitale.
Matteo Salvini, vice premier del Conte giallo-verde, senza peli sulla lingua elogia il piano firmato dall’ex top manager di Vodafone :”buon lavoro, ci sono cose che servono all’Italia“. E un coraggioso Sindaco leghista del vicentino, denuncia gli ordini di scuderia nell’abbandono del suo partito nell’estenuante lotta in difesa della salute pubblica minacciata dal wireless di quinta generazione: “La Lega, il mio partito non vuole – afferma il Sindaco di Lonigo al Corriere del Veneto – ma la mia battaglia non si ferma“. Mentre Giorgia Meloni, in simbiosi con la presentazione del dossier 5G secondo Colao, sponsorizza il business di Tim e Open fiber, pochi giorni dopo l’inchiesta di Report su sprechi e inutilità della banda ultra larga tricolore.
Non solo. Se note sono le aperture atlantiche per il wireless a bandiera statunitense di Meloni e Salvini (secondo il giornalista inquirente Francesco Amodeo proprio in ottica anti-5G cinese e per ingraziarsi Trump la Lega lo scorso anno avrebbe fatto cadere Conte e Di Maio), così come è pure noto il finanziamento della cinese Huawei nelle casse di Fratelli d’Italia, sembra però uscita direttamente dal planning industriale di Tim e Open fiber la mozione calendarizzata alla Camera dei Deputati dalla stessa Meloni (ne è prima firmataria).
La mozione, ancora da votare, vuol impegnare il Governo Conte “ad adottare iniziative per risolvere l’ormai annoso problema della condizione di stallo dell’intero settore delle telecomunicazioni italiane” (pure! all’anima dello stallo, tra Piazza Wi-Fi Italia, 5G e ben due ministeri – Patuanelli e Pisano – impegnati a sfornare milioni di euro verso gli affari digitali delle Telco), con l’obiettivo – sostiene l’erede di Gianfranco Fini – “a promuovere, mediante la partecipazione azionaria detenuta da Cassa depositi e prestiti in Tim e in Open fiber, l’aggregazione dei beni relativi alle reti di telecomunicazioni e a tutti gli asset infrastrutturali appartenenti a diversi operatori in capo a un soggetto giuridico non verticalmente integrato, creando una società unica della rete, con modello di business fondato sul wholesale only e controllato dalla stessa Cassa depositi e prestiti“, per “individuare le forme più adeguate ed avanzate per assicurare la sicurezza e l’integrità delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico“.
Insomma, in tema di 5G, Colao e banda ultra larga, tra i grandi partiti non c’è davvero alcuna opposizione parlamentare. Il salto nel futuro digitale e nell’irradiazione elettromagnetica accontenta indistintamente tutti. Giallo-rossi, ex giallo-verdi e presunti neri. Ma non i cittadini. Neri per davvero. Di rabbia!
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