
di Maurizio Martucci
Sarà perché in Italia diciamo sempre che sono ‘svizzeri’, per intenderne precisione e puntualità meticolosa. Fatto sta che in Svizzera, caso più eclatante ma non certo unico al mondo, dopo l’approvazione di tre (quattro? cinque?) moratorie cantonali sta montando uno scontro senza precedenti tra interessi divergenti. Nervi tesi sul 5G, pagato profumatamente all’asta dalle aziende ma ora temuto pure dal Governo. In ballo diritti civili nella tutela della salute dei cittadini, l’assetto democratico della federazione elvetica e gli interessi economici della lobby del 5G. Si prefigura uno scontro tra titani. E venerdì 10 Maggio 2019 a Berna si scende in piazza per la prima manifestazione nazionale Stop 5G: la Svizzera è la cartina di tornasole per capire come, anche in Italia, si possa gestire il 5G, arginando lo tsunami elettromagnetico!

Dopo le moratorie approvate nei cantoni di Vaud, Ginevra e Giura (mentre una mozione parlamentare è stata presentata in Ticino e rumors darebbero come fatto il blocco del 5G anche nella Svizzera tedesca e Neuchâtel)l’amministratore delegato della compagnia telefonica Swisscom ha esternato le sue preoccupazioni per l’inattesa rivoluzione dei tecnoribelli oltr’Alpe, affermando di voler puntare sulla mediazione conciliatoria per sfuggire dalle aule di tribunale, sborsati già 196 milioni di franchi per l’aggiudicazione all’asta delle inesplorate radiofrequenze del 5G: “ora la politica deve fare chiarezza – ha detto Urs Schaeppi, lamentando un calo di fatturato di 2,86 miliardi di franchi registrato solo nei primi tre mesi del 2019 – non si può da un lato chiedere infrastrutture moderne e dall’altro vietare l’ampliamento della rete. Le moratorie sono contrarie al diritto federale”, ha detto lamentando i diritti acquisiti col rilascio della concessione.

Il punto è proprio questo: prima domanda. Ma come è stato possibile che in Svizzera come in Italia e nel resto del mondo, si sia proceduto alla vendita all’asta delle frequenze, cioè all’incasso plurimiliardario di Stato per l’aggiudicazione delle nuove bande, senza che nessuno, ma proprio nessuno, si sia lontanamente preoccupato di avere un riscontro preliminare con attendibili e indipendenti studi scientifici e ricerche mediche preliminari in grado di valutare sicurezza, innocuità e impatto a medio-lungo termine delle radiofrequenze a microonde millimetriche, altrimenti irradiate addosso all’inerme popolazione e sull’ecosistema? Chi e perché ha commesso questo scellerato scempio contrario al buon senso oltre che ad ogni ragionevole avvio progetto sul mercato? Intanto, nelle ultime settimane, Swisscom e Sunrise hanno iniziato i lavori per la rete 5G, cominciando ad installare la nuova infrastruttura tecnologica (cioè le temute mini antenne).

E poi: seconda domanda. Perché la lobby del 5G cerca una mediazione politica dichiarando apertamente di voler evitare il ricorso in tribunale? Che cosa offre di più un politico rispetto ad un giudice? Cosa la politica può garantire alle aziende telefoniche a differenza dell’applicazione della legge sostenuta invece nelle sentenze dei togati? (che, uno dopo l’altro, tra Francia, Spagna e Italia riconoscono l’elettrosensibilità e il nesso causale telefonino=cancro).
“Tutti insieme a Berna per domandare una moratoria federale per tutta la Svizzera sulla tecnologia 5G! No all’aumento dei valori limite attuali! No al calcolo di una media! SÌ ad una migliore protezione e sensibilizzazione riguardo all’irradiamento attuale!” Dopo una serie di eclatanti flash mob (anche davanti le vetrine dei negozi 5G) Venerdì 10 maggio 2019 nella Waisenhausplatz di Berna (ore 18:30 – 20:30) è prevista la prima manifestazione nazionale indetta dai comitati elvetici Stop 5G, mentre in rete la petizione Stop 5G più cliccata ha già oltrepassato le 18.000 firme.
Che poi il 5G sia un campo minato, oltre al tira e molla italiano del Governo Conte con gli USA per il presunto cyber-spionaggio cinese arginato nel Golden Power, ce lo dice pure l’Inghilterra: con l’accusa di aver diffuso notizie sul coinvolgimento di Huawei nella rete britannica 5G, il primo ministro Theresa May ha defenestrato il ministro della Difesa Gavin Williamson (che però rigetta le accuse).

Ma proprio in Svizzera sanno bene quanto l’inquinamento elettromagnetico sia pericoloso per la salute umana: presso l’ufficio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di Ginevra, nel 2017 si riunirono ricercatori indipendenti di diverse università per una riunione informale sul tema delle radiofrequenze nel loro impatto biologico. Risultato? “Ironicamente, se consapevolmente o meno, lo staff dell’OMS sembra proteggersi dagli alti livelli di radiazione delle radiofrequenze involontari, almeno nelle aree misurate all’interno dell’edificio di Ginevra”. Qualcuno pensò di misurare i livelli d’elettrosmog nelle sede svizzera del massimo organismo mondiale di tutela sanitaria. E come d’incanto, la scoperta fu sorprendente: i livelli d’irradiazione nell’aria degli uffici OMS risultò abbondantemente più bassa rispetto a quella registrata nelle strade, dove ognuno viene colpito da frequenze multiple e cumulative! Un caso emblematico che ci riportano all’eccezione di Palm Beach, residenza americana di Bill Gates e del presidente Donal Trump (è l’unico Stato statunitense esentato dal wireless di quinta generazione) e alle parole con cui Céline Fremault, ministro di Bruxelles che ha bloccato il 5G: macché loro, le cavie siamo noi!
RIPRODUZIONE CONSENTITA, CITANDO AUTORE E FONTE