Sindacati, lavoratori Telecom: “Il 5G è un business per le aziende ma un pericolo per la salute dei cittadini”

Confederazione Unitaria di Base Telecom (CUB), il più importante sindacato di base operante nel nostro paese, fa la voce grossa all’interno del colosso di telefonia mobile, insieme alla Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti: hanno diffuso un allarmante comunicato stampa sul lato oscuro del 5G, denunciando il pericolo socio-sanitario del wireless di quinta generazione nel grande business delle aziende, propense – a detta dei lavoratori – unicamente al profitto privato e non alla tutela della salute pubblica. OASI SANA riporta per intero la nota dei lavoratori.

Ci risiamo, la corsa al 5G ha dispiegato sul campo gli interessi delle maggiori aziende di TLC del mondo con in testa quelle cinesi di Huawei e Zte da un lato e quelle statunitensi di AT&T, Sprint, T-Mobile e Verizon dall’altra.


In Italia l’enfasi verso questa nuova tecnologia è scandita anche da questo governo che dalla vendita delle frequenze incasserà il doppio del previsto: circa 6,55 miliardi di euro ! !


Nessuno sembra invece prendere seriamente in considerazione il problema prodotto dall’inquinamento elettromagnetico e dei suoi effetti sulla salute umana.
La tecnologia 5G è efficace soprattutto a breve distanza e si trasmette male attraverso i materiali solidi, promette una velocità dati sempre maggiore e a molti più dispositivi, per cui richiederà potenze superiori ed un maggior numero di stazioni trasmittenti, aumentando massicciamente l’esposizione della popolazione alle onde elettromagnetiche; basti sapere che l’incremento delle potenze radio in dieci anni (2004-2014, quindi prima del boom LTE) è quadruplicato! (fonte ARPAV).
Come al solito, è caduto nel vuoto l’appello di 180 scienziati di tutto il mondo per una moratoria del 5G, visti gli effetti nocivi già dimostrati con l’esposizione ai campi elettromagnetici a radio-frequenza (CEMRF) delle vecchie tecnologie 2G (per i quali ci sono voluti studi di 15 anni!).


Al contrario in Italia sembra che la corsa all’oro del 5G abbia contagiato tutti, anche quei cittadini ignari che faranno da CAVIA nelle città individuate per la sperimentazione come MATERA, MILANO, TORINO, BARI, L’AQUILA e PRATO.
Questo governo sembra ancora non prendere una chiara posizione in merito, la cautela consiglierebbe di adottare il Principio di Precauzione con l’adozione di azioni atte ad evitare un danno inaccettabile ancorché scientificamente plausibile ma incerto. Di contro il mondo economico intero spinge per non frenare questo sviluppo, utile per un ricambio tecnologico generalizzato (l’internet delle cose promesso con il 5G permetterà di colloquiare con i più disparati dispositivi, dalla lampadina all’auto a guida autonoma) con prospettive di enormi giri d’affari.
Ma tutto ciò non va fatto ignorando la salute!


Come Sindacato non solo siamo preoccupati in merito all’aspetto sanitario, che colpirà ancor di più i lavoratori delle TLC per i quali non valgono i limiti imposti per la popolazione (siamo le prime cavie!), ma anche occupazionale, vista l’ingente quantità di investimenti richiesta alle aziende delle TLC. L’attuale situazione nel nostro paese consiglierebbe al contrario un utilizzo delle risorse economiche per sviluppare più diffusamente la rete in fibra ottica, tale da garantire a tutti i cittadini sia la connettività ad alta velocità (l’internet delle cose non si fa solo con la rete mobile!), sia la maggior tutela della salute e dei posti di lavoro. Il 5G, a fronte di una serie di indagini-studi sugli impatti sanitari che però devono partire subito, finanziati da tutte le imprese, dovrebbe prendere il via con più gradualità.


A tutela sia della salute che degli investimenti, tali obiettivi sono raggiungibili soprattutto con interventi statali:
Abbassando i limiti dei CEM (almeno del 50% per i nuovi impianti) (si pensi che invece Vodafone ha già chiesto ulteriori innalzamenti, alla faccia della salute pubblica!) agevolando l’implementazione dei nuovi impianti su strutture pubbliche a costi ridotti agevolati e contemporaneamente spingere per la condivisione delle reti tra i gestori e costruire una seria rete di monitoraggio “pubblica” dei livelli di esposizione della popolazione.


Queste devono essere le principali richieste da fare adesso al governo, non l’istituzione di fondi di solidarietà di settore finanziati dai lavoratori come chiedono all’unisono aziende e sindacati, in barba ai lavoratori – che già pagano in termini di salute ed occupazione – e alla salute pubblica !!

RIPRODUZIONE CONSENTITA, CITANDO LA FONTE

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