La rivoluzione tecnologica? “disastrosa per la razza umana”. E’ morto Unabomber, il commento di Maurizio Martucci

Ufficialmente per suicidio, ma era malato da tempo. È morto in un carcere federale americano Theodore Kaczynski, autore del Manifesto. La società industriale e il suo futuro, una summa antimodernista e rivoluzionaria pubblicata nel 1995 come allegato al Washington Post per denunciare gli abbrutimenti della società industriale e la deriva anti-umana e transumanista della tecnologia. Ecco come la notizia della morte di Kaczynski, ovvero Unabomber cioé l’uomo che terrorizzò l’America con numerose azioni criminali e delittuose, è stata commentata dal giornalista Maurizio Martucci, tra le penne di “8 Autori su Theodore Kaczynski: primo saggio critico sul pensiero dell’uomo passato alla storia come Unabomber“, il libro appena uscito e curato dall’editore Andrea Larsen per il primo saggio italiano dedicato all’ex professor universitario americano e genio matematico, scomparso il 10 Giugno 2023. 

“Purtroppo ha avuto ragione”, un saggio critico sul pensiero del pluri-ergastolano passato alla storia come Unabomber

Ne avevo dato anticipazione un paio di mesi fa in una diretta condotta proprio sul caso Unabomber, il tecnoribelle, l’antisistema radicale senza compromessi. Perché i rumors catturati dall’America non lasciavano spazio ad equivoci: la sua fine corporale era ormai imminente, attesa, stava molto male da tempo, colpa il calvario per un terribile cancro, mi dicono nemmeno curato poi tanto bene dalle strutture sanitarie. Adesso però è ufficiale, Theodore John Kaczynski è morto, spirato all’età di 81 anni in un carcere federale del North Carolina, col massimo della pena scontato tra ergastoli senza attenuanti né benefici di alcun tipo per i clamorosi attentati compiuti tra il 1978 e il 1995, costati 3 morti e 23 feriti. Le cronache ufficiali parlano di suicidio in circostanze ancora tutte da chiarire, suicidio già tentato senza successo all’indomani della cattura per evitare l’incriminazione come psicopatico, incapace di intendere e volere ai tempi del maxi processo. La notizia della morte però, come oltre Atlantico anche in Italia, i media l’hanno rimbalzata amputandola, cioè privando l’opinione pubblica di cogliere in profondità le motivazione che animarono l’azione del ricercato più pericoloso della storia dell’FBI. Leggiamo alcuni titoli:

Unabomber, morto Theodore Kaczynski: terrorizzò gli Usa, TGCOM24

Unabomber, secondo i media americani Ted Kaczynski si è suicidato in cella, RAI NEWS

Usa, morto in carcere Ted Kaczynski: il serial killer Unabomber, OPEN

Usa, morto in carcere “Unabomber”: lo scrittore-terrorista, LA STAMPA

e potrei proseguire così, titoli fotocopia, sembra un in copia/incolla … ecco… lo dico perché proprio cosìcome al tempo del maxi processo dopo la cattura del 1996 i magistrati vietarono a Theodore John Kaczynski di parlare impedendogli di difendersi in prima persona magari evitando anche di far dello show giudiziario un megafono mediatico alle sue teorie, oggi la notizia della sua morte è stata data pressoché spuria, monca, privata dei contenuti culturali, strategici e intellettuali che animarono l’ex professore universitario Kaczynski, imperituri invece impressi nel Manifesto sempre più attuale e declinati poi nel libro di critica ‘ 8 autori su Theodore Kaczynski

Senza tergiversare troppo, qui ho scritto che purtroppo Kaczynski ha avuto ragione, che la storia gli ha dato ragione, nonostante l’incancellabile scia di paura, morte e sangue cagionata alle vittime.

Perché come scrivo nel mio capitolo del nuovo saggio, rileggere oggi il Manifesto deve offrirci la spinta lucida per separare i piani, cioè per dividere le responsabilità, compresa la catarsi di un singolo individuo immolatosi sull’altare sacrificale, mimetizzato nel bosco per poi passare all’attacco lucido e consapevole. Una cosa la follia, un’altra il crimine, altra ancora la chiave di lettura predittiva per denunciare un piano innaturale e antiumano portato avanti dal sistema industriale e dalle nuove tecnologie gestite dall’élite della neoglobalizzazione in Agenda 2030.

Aveva previsto tutto. Aveva capito tutto, con abbondante anticipo, perché per primo ha avuto la capacità di leggere in filigrana il programma tecnocratico e transumanista dell’asserita Quarta Rivoluzione Industriale, denunciandone gli abominevoli obiettivi mimetizzati sotto le spoglie della transizione digitale.

E dissociandosi dal sistema, da genio atipico e sociopatico qual’è stato Theodore John Kaczynski ha provato a ribellarsi come nessuno prima e dopo di lui, trasformato radicalmente il pensiero d’analisi in una sintesi d’azione. E’ stato un terrorista, ha ucciso, è stato un assassino, ma non per questo non ha avuto ragione.

“La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state disastrose per la razza umana”, il suo mantra.

Magari questo, se non proprio nel titolo, a mio avviso sarebbe stato il miglior virgolettato, il miglior sotto titolo da usare per dar notizia della sua dipartita, chiarendo acutezza e disarmante lungimiranza nella denuncia di questo geniale scrittore e rivoluzionario senza eguali. In attesa di capire poi dinamiche opache del dichiarato suicidio.

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