Si intitola “Il canto dell’arcobaleno: la sinestesia” (edizioni Gilgamesh), è un libro di Marianna Maiorino, giornalista e blogger che indaga sulla sinestesia, una capacità sensoriale che caratterizza il 4% della popolazione, fra cui molte persone con spiccate inclinazioni artistiche.
“Come ti è venuto in mente di scrivere un saggio sulla sinestesia?”, questa è la domanda più frequente che mi viene posta. La risposta affonda le sue radice a ben 20 anni fa e sarebbe troppo lunga da esporre qui. Diciamo che in estrema sintesi un giorno ho scoperto che grandi pensatori e artisti come Aristotele, Arcimboldi, Leonardo da Vinci, Kandinsky e tanti altri hanno dedicato parte della loro vita a scoprire le misteriose leggi che uniscono suono e colore, e zac! è nata in me una curiosità atavica di saperne di più. E così ho scoperto che molti di questi personaggi erano sinestesici. Kandinsky ad esempio sentiva la voce dei colori mentre Jean Sibelius vedeva il colore delle note e temeva per questo di finire in manicomio, ma vi garantisco che sarebbe stato in ottima compagnia, come lui infatti sinestesici erano anche, Van Gogh, Baudelaire, Nietzsche, Tesla, Nabokov e molti altri. Poi, ho anche scoperto che da un punto di vista biologico tutti abbiamo cellule olfattive nel sangue, nella lingua, nel cuore e nei polmoni. E zac! Di nuovo una gran voglia di trovare il perchè mi ha rapito e spinto a continuare a scrivere. Sino a ché alcune risposte le ho trovate. Così il mio saggio è un viaggio, semplice ma intenso e ricco di aneddoti, che fa scoprire molte cose nuove sia nel mondo dell’arte che della scienza.”

Dalla prefazione di Alberto Garlini:
“La sinestesia è la figura retorica che accosta parole provenienti da ambiti sensoriali diversi. Esempi celebri sono la I rossa di Rimbaud e l’urlo nero che ascolta Quasimodo mentre appende le cetre ai salici. Lasciando la poesia sono sinestesie anche frasi comuni come rosso squillante, voce ruvida o profumo dolce. Va da sé che un rosso (vista) non può squillare (udito), una voce (udito) non può essere ruvida (tatto), e tantomeno un profumo (olfatto) può essere dolce (gusto). Com’è possibile quindi che questi accostamenti ci risultino tanto naturali da trovarli assurdi solo se ci pensiamo? Il saggio di Marianna Maiorino cerca di dare una risposta, o meglio un ventaglio di risposte, a questa apparente incongruenza tra il pensiero logico razionale e le libere associazioni sensoriali del corpo.”